Fjäderholmarna e l’arcipelago di Stoccolma

L’arcipelago di Stoccolma è formato da più di 25.000 isole e si estende per 80 km in direzione est. Molte di queste isole sono deserte e l’intero arcipelago è stato abitato fino al 1700 quasi esclusivamente da pescatori.

Sparse qua e là si trovano le caratteristiche stuga, le casine rosse di legno che oggi sono spesso cottage di vacanza degli Svedesi o alberghi aperti nella stagione estiva. Nella pausa-mensa dei giorni soleggiati, le isole intorno a Stoccolma, diventano un luogo piacevole per allestire pic-nic e ritrovarsi con gli amici. Nella stagione estiva sono ricercate mete di vacanza.

Le case rosse dell’arcipelago

Molte famiglie a Stoccolma hanno una barchetta, in modo da potersi muovere liberamente all’interno dello Skärgården, l’arcipelago, detto giardino degli scogli.

Possedere una stuga e una barca è il principale sogno di ogni svedese, che manifesta in questo modo il suo amore per la natura e il bisogno di vivere a stretto contatto di essa. A differenza delle nostre case di campagna, le stuga svedesi spesso sono piccole, non hanno comodità e a volte sono addirittura senza luce elettrica e riscaldamento. L’interno è però di solito accogliente, di legno verniciato, con carte da parati alle pareti e luminose finestre sul paesaggio.

Röda Villan, ristorante, Stora Fjäderholmen
Krogen, Fjäderholmarna, Thorwald Tingstrom
Rokeriet, Fjäderholmarna, Thorwald Tingstrom
Isola Ängsholmen, Fjäderholmarna

Camminare nei boschi innevati durante il Natale o verdi di gemme a primavera, circondati solo dallo sciabordare del mare, dagli echi dei gabbiani e dal rumore del vento, oppure nuotare, fare sport e girare coi motoscafi sul mare in estate, sono aspirazioni che rispondono perfettamente alla semplicità di vita e alla resistenza fisica di questo popolo. A contatto con la natura gli Svedesi ritrovano il proprio equilibrio e le proprie radici.

Il bosco sulle isole dell’arcipelago

In uno dei libri di Astrid Lindgren, Viaggio nell’isola dei gabbiani, la scrittrice ideatrice di Pippi Calzelunghe, immagina le avventure di una famiglia di Stoccolma che per le vacanze ha affittato una casetta rossa in un’isola dell’arcipelago. Il signor Merkel Melkerson e i suoi bambini, inizialmente riluttanti all’idea, si innamoreranno della Casa del Vecchio Pescatore decidendo di acquistarla.

Si guardò attorno con i suoi allegri occhi azzurri. Vide tutte cose che gli erano care: le acque pallide, le isole e gli isolotti, le rocce grigie della buona schietta, antica montagna svedese, la spiaggia con le sue vecchie case, i piccoli moli, le rimesse per le barche e le reti

da Vacanze nell’Isola dei Gabbiani, (Vi på Saltkråkan) di Astrid Lindgren, 1964

Calette a Stora Fjäderholmen

Arrivare al piccolo molo di Stora Fjäderholmen, la principale delle Fjäderholmarna, con anche la pioggerella che caratterizza spesso questi luoghi, ti dà subito l’idea di essere in un posto speciale, in un bosco circondato dal mare, un luogo dove odorare i profumi della vegetazione e magari rintanarsi al caldo in uno degli accoglienti caffè in attesa che spunti di un po’ di sole.

Caffè Systrarna Degen, Stora Fjäderholmen

Le Fjäderholmarna sono un gruppo di quattro piccole isole nel comune di Lidingö, poco distanti da Stoccolma. Le isole si chiamano Libertas, Ängsholmen e Stora Fjäderholmen, la più grande. La quarta Rövarns holme, è di origine artificiale e davvero minuscola, si tratta di rocce spostate là dopo la costruzione di una ferrovia.

La pesca e la caccia agli uccelli marini sono state da sempre le maggiori risorse di queste isole, da questo il nome Fjäderholmarna, cioè Isole Piuma.

Stora Fjäderholmen, il molo
Restaurang Rökeriet
Stora Fjäderholmen

Progettare una casa che rispondesse a tutti i nostri desideri era un compito impossibile. Avrebbe dovuto armonizzarsi con l’ambiente naturale circostante. Avrebbe dovuto essere discreta e non attirare l’attenzione dalla baia. Avrebbe dovuto essere ecologica. Volevamo una sintesi tra lo stile tipico dell’arcipelago svedese e quello di un monastero giapponese.

da Le coincidenze non esistono, dello scrittore svedese Jan Cederquist

La stuga nel tipico colore rosso Falun dell’arcipelago di Stoccolma non passa certo inosservata, ma rappresenta la tradizione, la storia, ed è così piacevole alla vista da raccordarsi perfettamente con la natura circostante. Casa rossa e campo di patate recita una famosa filastrocca finlandese che celebra l’essenziale per la vita.

Isola Stora Fjäderholmen

La particolare vernice venne creata a partire dal XVII secolo utilizzando alcuni minerali fra i quali gli scarti del rame estratto dalle miniere di Falun che conferisce il tipico colore rosso. La fanghiglia ottenuta viene mischiata con olio di lino, acqua e farina di segale per ottenere la vernice. Si iniziarono così a dipingere le costruzioni in rosso per imitare le facciate a mattoni, che erano molto più costose. L’aspetto risultò poi così gradevole e la miscela talmente resistente alle intemperie che se ne è tramandato l’uso fino ai nostri giorni.

Fjäderholmarna, Skansen. Akvariets entre Reception och Ustallningar, Thorwald Tingstrom, 1988
Stora Fjäderholmen, il molo grande

Da Stoccolma si possono effettuare diverse tipologie di tour sull’arcipelago, magari anche un giro più esteso che prevede o meno lo sbarco sulle isole.

L’isola con più abitanti è Vaxholm, raggiungibile in circa un’ora di barca. Lì troveremo anche una fortezza eretta nel 1548 dal re Gustavo Vasa.

Volendo comunque trascorrere piacevolmente la giornata in un luogo facilmente raggiungibile, con magari qualche localino tipico dove mangiare, e che riesce però a darci l’idea della vita sull’arcipelago, possiamo decidere di andare nella deliziosa Stora Fjäderholmen, l’isola più grande delle Fjäderholmarna, mezz’ora circa di traghetto da Standvägen a Stoccolma.

Una baia di Stora Fjäderholmen

Le Isole Piuma nonostante le dimensioni ridotte, hanno una storia molto interessante. Risultano abitate da pescatori fin dal 1381 e in Stora Fjäderholmen esisteva una taverna già nel secolo XVII. Si trattava infatti dell’ultima taverna dell’arcipelago prima di arrivare a Stoccolma, che con i mezzi dell’epoca era distante almeno due giorni di navigazione. Era quindi un punto di approdo molto frequentato dai mercanti in arrivo verso la capitale. Nel 1740 il locandiere Jan Betulin di Lidingö, gestiva la taverna, che apparteneva alle proprietà della nobile famiglia Banérs, i quali la tennero fino al 1775. All’epoca infatti la Corona era solita vendere alla nobiltà alcuni territori per ricavarne denaro utile.

Nel 1849 la proprietà degli isolotti passò di nuovo alla città di Stoccolma che giudicandola di scarso interesse per l’agricoltura, il legname o il pascolo, iniziò a utilizzare soprattutto Ängsholmen come discarica e venne stanziato un ospedale di quarantena nell’arcipelago.

Stuga rosse a Fjäderholmarna

Nella seconda metà dell’ottocento il politico e imprenditore Lars Olsson Smith creò una distilleria e uno spaccio per lo smercio dei suoi alcolici in Stora Fjäderholmen. Si trattava di alcolici a bassa gradazione, brandy purificato dieci volte, e veniva venduto senza i costi delle tasse in quanto non rientrante nei confini cittadini. L.O. Smith offriva pure il viaggio in barca agli acquirenti. Visto il basso costo dei prodotti e la grande concorrenza nei confronti delle distillerie comunali, le industrie di Olsson Smith subirono rappresaglie da parte del governo di Stoccolma.

Systrarna Degen, Stora Fjäderholmen

Dal 1918 e fino al 1976 le Forze armate svedesi vietarono lo sbarco sulle isole utilizzandole per le loro esercitazioni. Nell’isolotto chiamato Libertas nel luglio 1931 fu eretto un faro che costituisce un’innovazione: si tratta forse dell’ultimo faro a gas ancora funzionante esistente al mondo. E’ dotato di una valvola che apre e chiude un dispositivo che permette la fuoriuscita del gas per il lampeggiamento: luce bianca, rossa e verde lampeggiante per tre volte ogni nove secondi. Il tutto senza uso di elettricità, ma con solo poco acetilene, e una totale autonomia che permetteva la non sorveglianza per un anno.

Il faro venne ideato da Gustaf Dalén, che da semplice agricoltore e apicoltore si laureò in ingegneria e diventò uno dei più grandi scienziati svedesi contribuendo con la sua invenzione alla messa in pratica di molte teorie. Dopo un suo brutto incidente agli occhi, Dalén ricevette il premio Nobel per la fisica nel 1912. Molti dei fari Aga, dal nome della ditta produttrice della quale Dalén divenne amministratore delegato, furono acquistati dagli Stati Uniti e servirono, fra i tanti luoghi, ad illuminare il Canale di Panama. Gustaf Dalén distribuì i soldi ricavati dal premio Nobel fra tutti i dipendenti dell’industria Aga. Nel 2010 il faro Aga delle Fjäderholmarna, che è chiamato Libertus, è stato dotato anche di un pannello solare ed è rientrato nei monumenti storici di Svezia.

Dal 1995 le isole Fjäderholmarna fanno parte del Royal National City Park, primo parco nazionale cittadino al mondo.

Fjäderholmarnas Krog ristorante

A Fjäderholmarna possiamo fare il bagno, se la stagione lo permette, oppure girare liberamente in esplorazione dei laboratori artigiani nascosti fra la vegetazione tipica di queste latitudini. Felci e muschio ricoprono i grandi massi grigi rocciosi, erbette, cespugli e fiori spuntano nel sottobosco. L’isola è l’ideale anche per l’avvistamento degli uccelli marini.

Gli alberi e gli arbusti di sorbo sono ampiamente diffusi in questi climi freschi. Producono i caratteristici frutti rossi di cui sono ghiotte molte specie di uccelli. Il Sorbus Acuparia, Sorbo degli Uccellatori, era chiamato così perchè i cacciatori di uccelli erano soliti piantare questi alberi come richiamo negli appostamenti per la caccia. Le bacche crude sono leggermente tossiche e piuttosto aspre, se cotte diventano commestibili e vengono usate per fare marmellate e liquori. Nel Medioevo la pianta era ritenuta dotata di poteri magici e si usava come repellente contro gli incantesimi. Il sorbo è citato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Dante per bocca dello scrittore medievale Brunetto Latini paragona i frutti asprigni e un po’ velenosi del sorbo ai suoi concittadini, fra i quali lui, come un dolce fico, non avrebbe dovuto fruttificare.

Quell’ingrato popolo maligno, che discese da Fiesole ab antico, ti si farà, per il tuo ben fare, nemico. Ed è ragione che tra i lazzi sorbi, si disconviene fruttar al dolce fico

Divina Commedia, Inferno, canto XV, 65 – 66

I caratteristici alberi di sorbo

Lo scrittore finlandese Zacharias Topelius, molto noto nei paesi scandinavi, ambienta alcune delle sue fantasiose favole in ipotetiche Isole delle Piume, ricercate come luoghi magici e misteriosi, dove tutto respira pace e serenità. Magari potrebbero essere proprio le Fjäderholmarna.

Perchè le Isole delle Piume sono un luogo strano e misterioso. Non c’è marinaio abbastanza abile ed esperto, avesse pure fatto il giro del mondo, da trovarle alla luce del giorno, quando splende il sole e uomini e bestie lavorano di buona lena… Magari vi convincerete che queste isole non esistano affatto. Invece esistono eccome, lo so per certo, anche se è inutile cercarle sulle carte…

da Le Isole delle Piume, Castelli d’aria e altre fiabe finlandesi di Zacharias Topelius, 1860 circa

Systrarna Degen caffè, Stora Fjäderholmen
Tipica stuga svedese

Sul pendio che portava in riva al mare, sotto la sua casetta, Soderman stava incatramando il canotto. Era tempo di metterlo in acqua, Tutta l’Isola dei Gabbiani era indaffarata nel fervore della primavera… Il mare si increspava libero dai ghiacci, si dovevano mettere in sesto tutte le barche e l’intera isola era immersa nell’odore di catrame e di vernice… Ma sopra a tutti gli odori c’era il profumo del mare, Soderman se lo sentiva nelle narici e il sole primaverile gli riscaldava la schiena

da Vacanze nell’Isola dei Gabbiani (Vi på Saltkråkan), Astrid Lindgren, 1964

Case rosse sull’isola

Misa, Misa, dove sei stata in tutti questi anni? Quest’isola stava qui ad aspettarti, calma e silenziosa, ai limiti dell’arcipelago, con le sue piccole darsene per le barche e le reti nell’acqua tanto commoventi, e la vecchia strada che attraversa il villaggio, i moli e le barche da pesca, tanto bella da far quasi soffrire, e tu non lo sapevi nemmeno: non è forse terribile? Che cosa avrà pensato Dio mentre creava quest’isola? – Voglio fare una mescolanza incantevole – deve aver pensato. – Deve essere brulla: piccoli scogli grigi e nudi. Ma voglio anche farla bella: alberi verdi, querce e betulle, prati e boschetti fioriti, perchè voglio che tutta l’isola sia piena di roselline selvatiche e biancospini candidi, quel giorno di Giugno fra miriadi di anni, quando Misa Melkerson verrà qui

da Vacanze nell’Isola dei Gabbiani (Vi på Saltkråkan), Astrid Lindgren, 1964

Röda Villan, ristorante e caffè, Stora Fjäderholmen

Se siete a Stoccolma vi consiglio un giro a Fjäderholmarna, è un posto tranquillo, grazioso, a contatto il mare, il bosco e la natura, tipicamente svedese e molto romantico. Per chi ama il genere naturalmente.

Röda Villan, ristorante e caffè, Stora Fjäderholmen
Stora Fjäderholmen
Arcipelago di Stoccolma

Fuori c’era un tempo da lupi. Le stelle splendevano gelide sopra la baia ghiacciata e il ghiaccio scoppiettava spaccandosi agli angoli della casa. Perciò era bello starsene rincantucciati nella cucina calda. Pelle sorrideva contento e riempiva la stufa di legna. Era esattamente così che tutto doveva andare.

da Vacanze nell’Isola dei Gabbiani (Vi på Saltkråkan), Astrid Lindgren, 1964

Vecchie barche di pescatori a Stora Fjäderholmen
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