Il Colosseo

Il Colosseo, monumento simbolo di Roma, venne chiamato così in epoca medievale a causa di un’enorme statua che si trovava al lato, il Colosso. Per costruire l’anfiteatro era stato prosciugato il lago del parco della Domus Aurea, la mastodontica villa di Nerone sul colle Oppio. LAnfiteatro Flavio, questo il vero nome, fu fatto costruire per volere di Tito Flavio Vespasiano a partire dal 72 d.C. L’imperatore, affabile e clemente, amato dal popolo e oculato nelle scelte, pagò le spese della costruzione con il ricavato delle conquiste e non con le tasse.

Colosseo roma
Colosseo, Roma

Vespasiano aveva sedato insieme al figlio Tito, per volere di Nerone, la guerra in Giudea scoppiata nella popolazione. Dopo la morte di Nerone e di alcuni suoi successori, fu acclamato imperator dai soldati dell’esercito e dal popolo, ruolo che in realtà non avrebbe voluto accettare. L’imperatore, che non faceva parte delle famiglie dell’aristocrazia, una volta giunto trionfalmente in Roma, iniziò la costruzione del Colosseo, ricostruì il Campidoglio, edificò un Tempio dedicato alla Pace, finanziò arte e cultura e fece sistemare molti tratti delle Vie romane della penisola. Trattò con riguardo la popolazione dei Giudei, tanto che in molti di loro si trasferirono a Roma e lo stesso Erode Agrippa II e le sorelle Drusilla e Berenice vissero nella capitale in amicizia con i Flavi, famiglia dell’imperatore. Berenice ebbe una storia d’amore con Tito, a causa della quale venne poi allontanata da Roma con il timore si verificasse una rinnovata faccenda come quella di Cesare e Cleopatra. Vespasiano era conosciuto per la nobiltà d’animo, tanto che ad Alessandria d’Egitto gli fu richiesto da due infermi presentatisi al suo cospetto di intervenire in loro favore con un miracolo.

Raccontasi che un cieco e uno zoppo presentati al suo Tribunale, lo pregarono quasi con importunità di guarirli assicurandolo che il Dio Serapide li aveva avvertiti in sogno di questo… Vespasiano che si burlava dei sogni, non ardiva di arrischiarsi… Tuttavia le suppliche furono così fervide che acconsentì di toccare i malati e li guarì perfettamente in presenza di una grande moltitudine… E’ verosimile che questi due uomini fossero impostori

da Compendio della Storia di Michelangelo Bonotto, Venezia 1785

Il Colosseo venne inaugurato, ancora non completato perfettamente, nell’80 d.C. dal figlio di Vespasiano, Tito, con un fastoso spettacolo di giochi durato cento giorni. Nell’occasione fu coniata una moneta che lo riproduce. Il fratello minore di Tito, Domiziano completò successivamente l’opera.

Roma è stata restituita a sè stessa… E’ oggi delizia del popolo quella che era soltanto delizia di un tiranno

da De Spectaculis, del poeta Marziale, 80 d.C.

Colosseo, Roma
Colosseo, Roma

Nel grande anfiteatro si facevano i ludes circenses, che comprendevano lotte fra gladiatori (munera) e cacce con animali feroci (venationes). Inizialmente vi si svolgevano anche battaglie navali (naumachie). Tutto il popolo romano aveva accesso gratuitamente agli spettacoli, compresi gli schiavi. I posti erano numerati, ad eccezione dei palchi d’onore alle estremità delle assi centrali, dove sedevano l’imperatore, i consoli, i magistrati e le vestali. Il palco imperiale si trovava all’estremità meridionale dell’asse minore.

Ruderi del Largo Argentina, Roma
Ruderi del Largo Argentina, Roma

Come in tutte le costruzioni del genere, siano teatri o anfiteatri, gli spettatori si disponevano sulle gradinate in base alla classe sociale di appartenenza: nelle prime file i nobili, poi i plebei, gli schiavi e in alto le donne, secondo una consuetudine da anni consolidata.

Sesto Properzio, uno dei primi poeti romani a scrivere Elegie, scrive così per bocca della gelosa Cinzia, nel 28 a.C.:

Tu non passeggerai agghindato all’ombra del portico di Pompeo, e non ti volgerai verso le file più alte del teatro

I grandi giardini con i portici di Pompeo erano uno dei maggiori luoghi d’incontro di Roma. Si trovavano all’incirca nell’area che va da Campo di Fiori a Largo Argentina; ancora oggi nelle fondamenta dei palazzi se ne possono osservare i resti.

Colosseo, Roma

Alla sommità del Colosseo stanziavano i marinai della flotta imperiale, che avevano il compito di azionare i grandi velari che proteggevano gli spettatori dalla pioggia e dal sole durante gli spettacoli. La costruzione aveva numerose vie di fuga e fontane per dissetarsi, un vero capolavoro di architettura.

L’arena era coperta da tavole di legno, che si potevano togliere quando gli spettacoli lo richiedevano. Durante le cacce con gli animali feroci, la cavea, parte riservata agli spettatori, era protetta da una rete. Nei locali sotterranei, aggiunti da Domiziano e recentemente scoperti, c’erano le gabbie degli animali e le stanze dei gladiatori, che erano adorati come veri e propri campioni di oggi.

Colosseo interno cavea
Colosseo, interno

I gladiatori, che accettavano liberamente l’incarico, erano spesso prigionieri di guerra o schiavi che venivano addestrati al combattimento in apposite scuole. Se erano particolarmente bravi venivano ricompensati con la libertà. Anche numerosi imperatori romani vollero combattere nell’arena.

Il Colosseo continuò a svolgere la propria funzione fino all’alto medioevo, periodo in cui vi venivano rappresentate quasi esclusivamente le venationes, le tradizionali cacce alle belve feroci e gli scontri fra animali.

panorama dal vittoriano roma
Panorama dal Vittoriano

La costruzione, di forma ellittica e alta quasi 50 metri, era composta da tre ordini di arcate e ogni arcata ospitava una statua. La facciata era rivestita in travertino e dopo la caduta dell’Impero fu utilizzata per centinaia di anni come cava di materiali da costruzione. Con il travertino del Colosseo sono stati creati molti monumenti della città di Roma.

Babbo e mamma al Colosseo, 1962
Fontana di Trevi, Roma
Colosseo interno

Contrariamente a quanto si pensa, e sperando che effettivamente sia andata così perchè il sacrificio della vita non era quello a cui Gesù teneva, non si hanno in realtà notizie di grandi massacri di martiri cristiani avvenuti in questo luogo.

Si possono facilmente contare i Cristiani che morirono per la loro religione, perchè ne morirono pochi e solo di tanto in tanto

da Contro Celso, di Origene di Alessandria, teologo e filosofo greco antico

Voltaire nel suo Dizionario filosofico alla voce Cristianesimo, afferma essere stati pochi i verbali di proconsoli e pretori che condannarono a morte i Cristiani. Essi furono casomai imprigionati o esiliati, vennero distrutti i loro luoghi di ritrovo e furono sottratti loro i possedimenti, che vennero poi restituiti con l’editto di Milano stabilito da Costantino e Licinio nel 313 d.C.

Plinio il giovane, governatore in Asia Minore, dopo aver condannato alcuni Cristiani, chiese chiarimenti all’imperatore Traiano sul comportamento da adottare, spiegando di aver fatto indagini sulla comunità cristiana locale e di aver scoperto che la cosa peggiore che si poteva imputare loro era una superstizione inopportuna e smodata che non meritava però la pena di morte. Traiano rispose con brevi parole lasciando intendere che il comportamento doveva essere di diffidenza ma indulgenza, intimando inoltre di non credere a denunce anonime, ma giudicare solo sulla base di fatti individuali affinchè essi non provocassero disordini all’ordine pubblico.

Non può essere stabilita una regola generale che abbia un carattere rigido… Se riconosciuti colpevoli di qualche reato li si deve punire

dal rescritto di Traiano a Plinio il Giovane, 112 d.C.

Il fatto è che il senato romano, di norma tollerante nei confronti delle religioni, vide talvolta nelle riunioni segrete dei Cristiani un proseguimento dei Baccanali e dei miti egizi e caldei, rituali magici ed esoterici che erano stati duramente repressi a Roma con il decreto del 186 a.C. In seguito a questo decreto i Bacchanalia furono vietati in tutta Italia e quelli che si erano macchiati di dissolutezza o assassinio furono condannati a morte. E probabilmente qualche gruppo di primordiali Cristiani male interpretò la religione nascente portata da Cristo, che era invece una religione alla luce del sole, fatta di comportamenti leali e corretti.

Per questo sono nato e sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce

Gv, 18,37

Il Colosseo fu comunque una delle sedi riservate alle esecuzioni capitali e diventò quindi teatro di barbare uccisioni e giochi cruenti, per questo motivo l’imperatore Costantino nella sua nuova Roma, a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, non ne volle uno.

L’iscrizione sull’arco dedicato a Costantino, realizzato nel 315 d.C. a pochi passi dal Colosseo, ricorda la vittoria dell’imperatore su Massenzio e il trionfo ufficiale del Cristianesimo con l’allusione alla grandezza di un’astratta “divinità” alla quale l’Imperatore si era affidato al posto degli dei dell’Olimpo.

Arco di Costantino
Arco di Costantino, Roma

In realtà molti altri imperatori prima di Costantino avevano manifestato interesse verso Cristo e la sua parola. Sia gli imperatori Adriano che Antonino Pio, avendo riconosciuto la falsità dei delitti di cui erano accusati i Cristiani, promulgarono editti in loro favore e mantennero verso di loro una politica piuttosto indulgente. Alessandro Severo nella sua cappella personale aveva fra gli altri dei, anche le statue di Gesù e del profeta Abramo. Il motto preferito che aveva imparato dai Cristiani e che ripeteva spesso era : non conviene fare ad altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi stessi. Addirittura si dice abbia tentato di convincere il Senato romano ad innalzare un tempio a Cristo, cosa che però non gli fu concessa. Anche Marco Aurelio rimase impressionato dai Cristiani e fu molto colpito dopo che una pioggia benefica cadde a ristorare l’assetato esercito romano della XII legione, che era composto in gran parte da Cristiani.

I Romani spossati dalle fatiche e dal gran caldo, per la gran sete si vedevano in pericolo di perire. In queste angustie la legione chiamata Fulminante, quasi tutta composta da Cristiani, ottenne da Dio con le sue preghiere una pioggia abbondante e nel tempo medesimo cadde sui nemici una grossa grandine accompagnata da tuoni e fulmini, in modo che l’acqua rinfrescò i primi e il fuoco atterrì e dissipò i barbari. L’effetto fu tanto all’imperatore sensibile, che in riconoscenza fece fermare la persecuzione che da 7 anni soffrivano, vietò l’accusarli e ordinò che i loro accusatori fossero puniti con castighi

da Compendio della Storia di Michelangelo Bonotto, Venezia 1785

Colosseo, Roma

Nel 1744 il papa Benedetto XIV, in ricordo delle morti avvenute nel Colosseo, arrestò il decadimento del monumento proibendone lo smantellamento delle pietre e innalzando al centro una grande croce circondata dalle stazioni della Via Crucis. Numerosi diari di viaggio di Grand Tourist parlano di questo fatto nei loro scritti

La croce al centro del Colosseo vale 100 giorni di indulgenza e si vede gente che la bacia dalla mattina alla sera

da Pictures from Italy di Charles Dickens, 1846

Altra caratteristica spesso riportata nei resoconti dei viaggiatori dei Grand Tour, era la lussureggiante vegetazione presente all’interno del Colosseo, con alberi da frutto, fiori, edere e erbe spontanee che crescevano abbondantemente sulle rovine e ne facevano un luogo ricco di fascino per gli scrittori romantici e gli amanti del pittoresco. Per alcuni turisti del diciottesimo e diciannovesimo secolo in questo consisteva la maggiore bellezza del luogo.

Nel 1812 i Francesi, che dopo Napoleone avevano annesso gli Stati Pontifici nel cosiddetto Dipartimento di Roma, furono i primi ad ordinare il diserbamento del Colosseo e a dare inizio alle opere di restauro. Ma con la caduta di Napoleone la flora prese di nuovo il sopravvento.

Sembra più un’opera della natura che dell’uomo… La regolarità dell’arte va perduta… Una balza si leva sull’altra, cime verdi e ventose si innalzano al cielo

Thomas Cole, 1832

Nel 1855 l’inglese Richard Deakin pubblicò il libro Flora of the Colosseum, dove descrive e illustra più di 400 specie botaniche che aveva visto crescere nel Colosseo fra i numerosi fichi, ciliegi, peri, viti e rose selvatiche. Lo stesso aveva fatto nel 1813 Antonio Sebastiani nel suo Flora Colisea. L’argomento suscitava molto interesse, tanto che si arrivò ad ipotizzare che insieme alle belve feroci fossero stati portati da tutto il mondo semi di piante arrivati con il cibo destinato agli animali.

Molte piante sono state distrutte dalle modifiche e dai restauri apportati alle rovine; circostanza della quale non possiamo non rammaricarci. Preservare il crollo di una qualsiasi parte del monumento è quanto mai desiderabile; ma effettuare restauri e pulizia nella misura in cui si è fatto invece di lasciarlo nella sua selvaggia e solenne grandezza, significa distruggere l’impressione e la lezione inimitabile che da un rudere così magnifico deriva allo spirito

Richard Deakin, Flora del Colosseo, 1855

Giovanni Paolo Pannini, Veduta del Colosseo, 1830

Anche Lord Byron fu affascinato dal Colosseo e a questo si ispirò per la scrittura della tragedia del Manfredo

Vagando in una notte come questa, sostai fra le mura del Colosseo, in mezzo alle maggiori reliquie della potente Roma. Gli alberi cresciuti accanto agli archi in rovina ondeggiavano neri nella notte azzurra e le stelle brillavano fra gli squarci del rudere; lontano un cane abbaiava oltre il Tevere…

Lord Byron, Manfredo, 1817

Il diserbamento totale del Colosseo avvenne nel 1871, quando nel corso dei restauri vennero riportate alla luce anche le strutture interne.

Un recente progetto prevede il riallestimento dell’arena tramite lamelle mobili di legno. Sarà così possibile usufruire del prestigioso spazio per eventi consoni alla tutela del monumento, che è protetto dall’Unesco dal 1980.

Nel 2007 il Colosseo è stato inserito fra le Nuove sette meraviglie del Mondo dal sondaggio lanciato sui social dalla società svizzera New Open World Corporation.

Vista del Colosseo di notte di Franz Ludwig Catel, 1830
Vista del Colosseo al chiaro di luna, Franz Ludwig Catel, 1830, Hermitage Museum

Da tre giorni godiamo delle più chiare e magnifiche notti… Il Colosseo soprattutto, offre uno stupendo colpo d’occhio; la notte rimane chiuso e vi dimora un eremita presso una piccola cappella, oltre i mendicanti che si annidano fra le rovine delle volte. Questi avevano acceso un fuoco e un vento leggero spingeva il fumo… ci fermammo davanti all’inferriata a contemplare, la luna era alta e luminosa…

da Viaggio in Italia di J.W.Goethe,  2 Febbraio 1787

Goethe a Roma

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