Una visita a Venezia non può mancare per chi ama i luoghi pieni di atmosfera. Lo sanno bene le migliaia di persone che ogni anno raggiungono la città da tutte le parti del mondo. Venezia è sempre la stessa, da quando il Canaletto dipingeva le sue vedute e Goldoni rappresentava le commedie che lo avrebbero portato a Versailles, alla corte dei re di Francia.

Venezia è la stessa da quando Tintoretto furoreggiava con la sua pittura e Tiziano dipingeva le madonne veneziane dai capelli schiariti al sole delle altane, secondo la moda dell’epoca. Pur negli anni della sua decadenza, la città è rimasta ispiratrice di arte e modi di vivere.

Passare la mattinata nella quiete, a studiare il raggrupparsi delle ombre nella basilica e i pomeriggi non importa dove, in chiesa o nel campo, sul canale o in laguna, e le sere a chiacchierare sotto le stelle al Florian, mentre la brezza freme tra le colonne della piazzetta…: ecco ciò che considero felice e coerente con il mantenimento della ragione
da Italian Hours, di Henry James, 1909
Il paesaggio veneziano è particolare, affascinante, così come lo sono le sue calli romantiche, la tranquilla laguna e i bei palazzi sul Canal Grande. La città rappresenta quanto di più armonioso può realizzare l’uomo in sintonia con la natura.

Venezia è rosa al mattino e d’oro al tramonto… E’ solo vivendoci giorno dopo giorno che potrete assaporare la pienezza del suo fascino… Se ne diventa immensamente appassionati.
da Italian Hours di Henry James

Una vacanza di qualche giorno è ideale per conoscere la città e rimanerne affascinati. Composta esclusivamente da un grande centro storico, Venezia è divisa in sei zone: sono i sestieri di San Marco, San Polo, Dorsoduro, Santa Croce, Castello e Cannaregio.
Tutto il centro è da visitare, a partire da Piazza San Marco, con la Basilica, il Palazzo Ducale e il Museo Correr, che ripercorre la storia della Serenissima.

Questa bellissima piazza, quasi surreale per la sua particolarità, sorge dove fino al XII secolo si trovava l’orto delle suore di Santa Zaccaria, un monastero poco distante, nel sestiere di Castello. Verso la metà del 1100, il doge Sebastiano Ziani fece bonificare la zona, che era percorsa da un canale. La costruzione del Palazzo Ducale e della Basilica, dovevano dimostrare il potere della Repubblica Veneziana e furono fatte con sfarzo e opulenza. La basilica è dedicata a San Marco Evangelista, il cui simbolo è il leone alato, simbolo anche di Venezia, di cui San Marco è il protettore insieme con San Teodoro. Le due colonne nella Piazzetta sul molo, sono dedicate ai due santi. Le sacre spoglie dell’evangelista Marco sono custodite molto semplicemente sul retro dell’altare all’interno della Basilica.

La Cattedrale, capolavoro dell’arte romanico-bizantina, ha il pavimento composto da piccole pietre colorate. Sulla facciata e nella chiesa sono conservati più di 4000 mq di mosaici bizantini e ci sono tesori in oro e argento lavorati da artigiani medievali. Il piano superiore è percorso da una terrazza dove si trovano le copie di quattro cavalli di rame dorato del IV secolo a.C.; gli originali, ammirabili nel Museo della Basilica, provengono da Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero Romano d’Oriente con la quale Venezia ha intrattenuto da sempre intensi traffici e commerci.

Nel 1816 lo scrittore inglese George Gordon Byron nel suo Childe Harold’s Pilgrimage così scriveva a proposito di Venezia: I suoi palazzi sprofondano nell’acqua e l’orecchio non sempre ora s’incontra con la musica… quei giorni sono passati, ma la Bellezza è ancora qui.
Lord Byron, da vero romantico, amava Venezia e vedeva nel luogo non la decadenza che si corrompe verso i vizi e la morte, come i falsi romantici o gli sdolcinati lasciavano intuire, ma la bellezza vera, inquieta, la voglia di vivere, di assaporare ogni momento prezioso.
Il filosofo tedesco Georg Simmel pur essendo attratto dalla città, ne era intimorito. Riteneva che nell’architettura veneziana ci fosse assenza di verità, in quanto era assente il punto d’appoggio: le esili colonne e gli arabeschi per lui non erano per niente rassicuranti. Venezia ha la bellezza falsa di una maschera, la bellezza equivoca di un’avventura scriveva. In realtà la città mostra ai visitatori la sua anima più segreta. Le esili colonne, che sembrano sorreggere i palazzi come affioranti dal mare, rimandano col pensiero alle centinaia di palafitte affondate nel fango, sulle quali poggiano le piattaforme che sorreggono gli edifici. Venezia è come un sogno diventato realtà.

Il Palazzo Ducale, costruito direttamente sul molo, era la dimora del doge, il governatore della città. I dogi a Venezia si sono succeduti per un periodo di più di mille anni, dal 697 alla caduta della Repubblica.
L’emblematica figura del Doge, nonostante il nome faccia intuire un potere quasi assoluto, fu in realtà detentore di un potere quasi inesistente, divenendo con l’andare del tempo sempre più limitato, fino ad essere del tutto annullato. Il Doge era essenzialmente una figura rappresentativa e non aveva grande potere nella decisione dei provvedimenti. Questo fu stabilito dalla Repubblica, almeno all’inizio, a scopo solo precauzionale, perchè non si potesse generare una tirannide.
Vedo che siete stato male informato su qualche punto che riguarda il Doge… state pur sicuro che la sua nuova qualità, dopo l’elezione, diminuisce di molto la sua influenza, per non dire che la cancella completamente…
scriveva in una lettera F. Maximilien Misson (Noveau Voyage, Venezia 14 Febbraio 1688)

Sul molo di Venezia, nella Piazzetta San Marco, troveremo l’ingresso al Palazzo Ducale dalla Porta della Carta, a lato della basilica: era chiamata così perchè vi affiggevano le carte contenenti le leggi emanate dal governo.
All’interno si trovano la Sala del Senato, con il soffitto decorato dal Tintoretto, e la Sala del Maggior Consiglio, lunga ben 54 metri. L’edificio, insieme alla piazzetta adiacente, svolgeva un po’ la funzione del broletto medievale, vi si tenevano le assemblee e le riunioni fra gli amministratori della città. In seguito il termine prese sempre più il significato di broglio, da intendersi come intrigo, raggiro, perchè in questi spazi i nobili potenti si riunivano per decidere gli affari e le sorti della città.
Il Broglio è la passeggiata dei nobili. Occupano sempre uno dei lati di questa piazza, a volte per cercare il sole, altre per mettersi all’ombra a seconda della stagione. Non è permesso mescolarsi a loro sul lato della passeggiata che occupano: l’altro lato è libero
da Nouveau voyage d’Italie di Maximilien Misson, 1702

I palazzi che delineano Piazza San Marco sono detti Procuratie, in quanto erano abitati dai procuratori e i magistrati della città. Si distinguono in Procuratie Vecchie, le più antiche, nel lato a fianco della Torre con l’Orologio, e Procuratie Nuove, create da Vincenzo Scamozzi nel XVI secolo. Quest’ultime divennero palazzo reale durante il regno dei Savoia.
In posizione antistante alla basilica, chiudono la piazza le Procuratie Nuovissime o Ala Napoleonica, volute dall’imperatore Napoleone Bonaparte per creare un salone da ballo che fosse degno del salotto più bello d’Europa. In quell’occasione fu demolita la piccola Chiesa di San Gemignano che chiudeva la piazza dal lato opposto alla Basilica. Di origine antichissima, la chiesetta era stata rimaneggiata nel XVI secolo da Jacopo Sansovino che nel 1529 era stato nominato architetto supervisore della piazza e delle procuratie. Oggi le Procuratie Nuovissime ospitano il Museo Correr.



Il Campanile di San Marco, danneggiato più volte nel corso dei secoli a causa dei fulmini attirati dalle strutture in ferro che lo sostenevano, nel 1776 fu dotato di un parafulmine. Purtroppo nel 1902 a causa di lavori mal eseguiti, il campanile crollò disastrosamente. Fu ricostruito identico nell’aspetto: “dov’era e com’era”. La loggetta del Sansovino posta alla base, venne riedificata utilizzando i vecchi materiali. Oggi il campanile è facilmente visitabile grazie ad un ascensore che porta sulla cima e consente di vedere il panorama sulla città.

Una serie di porticati circonda tutto il complesso architettonico di Piazza San Marco. All’interno dei locali si trovano gli storici caffè-concerto ritrovo dell’aristocrazia veneziana del Settecento, come il Caffè Lavena, il Gran Caffè Quadri e il Florian, che conserva i rivestimenti di legno e gli specchi ottocenteschi originali.
Questi prestigiosi locali hanno avuto fra i loro clienti, intellettuali e artisti famosi in tutto il mondo. Il veneziano Giacomo Casanova, che ci ha lasciato dettagliate descrizioni della vita nella sua città in epoca settecentesca, ne era affascinato
Il primo giorno condussi il barone in piazza San Marco e al caffè, dove rimanemmo fino all’ora di cena…
da Storia della mia vita di Giacomo Casanova


Dalla Piazzetta San Marco parte Riva degli Schiavoni. E’ detta così perchè vi approdavano i marinai della Dalmazia, che allora si chiamava Schiavonia. Percorrendo Riva degli Schiavoni, lungo la passeggiata verso l’Arsenale, potremo osservare sulla sinistra il Ponte dei Sospiri e a seguire il Danieli, hotel da più di 200 anni in un autentico palazzo storico del XV secolo. La hall dell’hotel è visitabile.


Nel 1451 per assistere i numerosi Dalmati residenti a Venezia, fu istituita, su concessione del Consiglio, la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, l’unica insieme alla Scuola Grande di San Rocco ad essere stata risparmiata dalle soppressioni napoleoniche e ad aver mantenuto ininterrottamente la propria attività dal medioevo. Gli ambienti e il patrimonio storico e artistico in esse conservati sono rimasti sostanzialmente integri.

Le Scuole erano antiche associazioni di categoria e istituzioni laiche che furono parte fondamentale nel governo della Serenissima. Le scuole grandi, che si occupavano essenzialmente di solidarietà, erano composte da membri dell’aristocrazia e avevano carattere di confraternita.
Nella Scuola Grande di San Rocco potremo ammirare l’arte di Tintoretto in un autentico luogo cinquecentesco. Il geniale pittore, nato e vissuto esclusivamente a Venezia, realizzò per questa Scuola più di 60 tele, lavorando ininterrottamente sul posto per più di venti anni. Nato a Venezia nel 1519, figlio del tintore di panni Giovanni Battista Robusti e di madre della quale non conosciamo l’identità, riuscì con fatica a costruirsi una discreta fama, pur essendo stato da sempre osteggiato dalla Venezia dell’elité e criticato o ignorato dai colleghi artisti. Tintoretto riuscì ad imporsi grazie alla determinazione e l’irruenza del suo temperamento e della sua pittura.


Fortemente influenzato dalle opere di Michelangelo, Tintoretto esprimeva sulla tela le proprie sensazioni in modo istantaneo, fulmineo e con grande rapidità di esecuzione. Nei suoi quadri il mondo spirituale incombe pesantemente su quello materiale, lasciando intuire la sua grande spiritualità. Così come Michelangelo tirava fuori le statue dalla pietra, lui conferiva pesantezza alla pittura, dipingendo corpi muscolosi, materiali, con i santi che piombano dall’alto come fossero fulmini o uccelli in picchiata. Come Michelangelo era un outsider, ribelle alle imposizioni e alla rigidità di regole e prospettive.


Nella lettera seguente il pittore scrive direttamente al doge e al consiglio di Venezia supplicandoli di rivedere gli oneri fiscali a suo carico, e puntualizzando che non erano sicuramente adeguati ai suoi compensi, non avendo egli rendite se non la pittura.
Serenissimo principe e illustrissima Signoria, Vostra Serenità non ha mai voluto che qualcuno sia gravato più di quanto possano le forze sue. Questo io dico povero Giacomo Tentoretto pittore e fedelissimo servitore e suddito suo… con il carico di moglie e otto figlioli non so immaginarmi con quale fondamento le sue clarissime Signorie mi abbiano gravato di ducati quattro per tansa e ducati sei di decima, non avendo entrate, nè industria alcuna, salvo questo poco di mio esercizio con il carico grande… Credo che si abbiano fondato sopra qualche mala informazione avuta da quelli dell’arte mia, dai quali sono odiato…
Venezia, 13 Dicembre 1575 da Tintoretto, l’uomo, i documenti e la storia Marsilio ed.

La supplica fu discussa e approvata dal Consiglio.
Di ordine di Vostra Serenità e noi Dieci savi sopra le decime abbiamo visto l’umile supplicazione presentata per Iacomo Tentoretto depentor… il tutto ben considerato a parer nostro che sia degno di essere esaudito…
Andrea Corner et colega ai Dieci savi con giuramento


La casa dove il pittore ha vissuto per più anni, oggi di proprietà privata, si trova nel quartiere Cannaregio, lungo le Fondamenta dei Mori. Gli fu comprata dal suocero Marco Episcopi, un alto funzionario e Guardian Grando della Scuola di San Rocco.
Le spoglie del pittore riposano nella chiesa della Madonna dell’Orto, nel sestiere Cannaregio, dove potremo ammirare anche molti altri dipinti dell’artista.

Durante le cosiddette Spoliazioni Napoleoniche numerose opere d’arte, manoscritti e oggetti preziosi vennero portati in Francia per volere del Direttorio in virtù del diritto di preda, ma principalmente, come ritenevano, per maggior tutela e valorizzazione del Patrimonio storico.
Il Direttorio esecutivo vi esorta a cercare, riunire e far portare a Parigi tutti i più preziosi oggetti di questo genere, e a dare ordini precisi per l’illuminata esecuzione di tali disposizioni
Ordine del Direttorio a Napoleone Bonaparte, 1796
Quasi tutto venne poi restituito ai vari paesi d’Europa dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione, ad eccezione di alcune opere appartenenti alla curia romana, lasciate in Francia in virtù dell’universalità della religione cristiana.


Imperdibile e molto romantica fra le cose da fare a Venezia, è la traversata del Canal Grande, in gondola o anche sul vaporetto, l’equivalente del tram cittadino. Il momento migliore è la sera verso il tramonto, quando i palazzi lasciano intravedere gli interni, con le pareti decorate e le dorature, i soffitti a cassettoni e i grandi lampadari di cristallo luccicante, una moda che contagiò lo stile di molte corti europee. Il Canal Grande, via principale della città, è lungo 4 km ed ha una profondità che va dai 4 ai 5 metri. George Gordon Byron lo percorse varie volte a nuoto di ritorno dal Lido.

Lord Byron visse a Venezia dal 1816 al 1819. Abitava nel Palazzo Mocenigo, sul Canal Grande, e con lui vivevano i suoi numerosi animali fra i quali una scimmietta e diversi pappagalli.
Così scrive in una lettera all’amico ed editore John Murray:
Venezia mi piace quanto mi aspettavo, e m’aspettavo molto; è una di quelle città che si conoscono prima ancora di vederle e, dopo l’Oriente, è il luogo che ho sempre sognato di più al mondo. Mi piace la gaiezza malinconica delle gondole e il silenzio dei canali. Non mi dispiace neppure l’evidente decadenza… San Marco, ma in realtà tutta quanta Venezia, è piena di vita
Infatti soprattutto durante il Carnevale e per le numerosissime feste, la gente di Venezia era solita frequentare teatri e festeggiare nelle piazze con balli e regate sul canale fino a notte fonda.
Di questa stagione qui si comincia a vivere a mezzanotte. In quest’ora i canali sono coperti di gondole e Piazza San Marco è piena di gente. Il popolo accorre dappertutto, sulle rive o dovunque si senta cantare. Stanotte è passata sul Canal Grande una barca che portava una buona orchestra composta da violini, flauti, contrabbassi… e una graziosa voce di tenore
da Viaggio musicale in Italia di Charles Burney, 1770

A fronte di tanti turisti entusiasti, ci furono però anche quelli critici. La maggior parte dei Diari di Viaggio dei Grandtourists nacquero inizialmente non tanto per essere pubblicati, ma per ricordare personalmente o per condividere esperienze in una cerchia ristretta di persone.
Le strade al centro della città sono strettissime, con mille angoli e svolte, e ci vuole un’abilità particolare per camminare in queste strettoie dove l’affluenza della gente è continua e numerosa
dal manoscritto Viaje de Italia di Leandro Fernandez de Moratin , 1793
Il caldo, insieme al terribile puzzo dei canali, è così insopportabile, che non resteremo qui più di due giorni
da una lettera di Denis Ivanovic Fonvizin, 1784

Il papa Pio II Piccolomini, che amava la città, si esprime nel suo diario in modo molto duro a proposito dei Veneziani della sua epoca, i cui costumi sono dichiarati barbari e iniqui
I Veneziani vogliono apparire pubblicamente cristiani, ma nella verità delle cose non hanno nessun sentimento di Dio e non c’è nulla per loro di santo o di religioso all’infuori della loro repubblica, che è per essi come una divinità… Al tempo dei nostri padri c’era una grande stima per la giustizia dei Veneziani: si diceva che quella città era casta ed astinente e amante della religione
da I Commentarii di papa Pio II Piccolomini, libro XI, 1462
Tale enfasi scaturì dal fatto che i Veneziani avevano comprato senza il loro permesso la cittadina di Cervia dai Malatesta, famiglia poco apprezzata dal papa. Cervia era nota per avere delle ottime saline che fornivano grossi guadagni alla famiglia Malatesta. Si trattava di un feudo della Chiesa, che avrebbe dovuto tornare alla Chiesa se i Malatesta non avessero avuto discendenti. Non avrebbe dovuto esserci quindi una trattativa senza il benestare della Curia, la quale evidentemente non si era ancora pronunciata.

C’era stata poi la questione della caduta di Costantinopoli, a seguito della quale il papa Piccolomini aveva criticato il comportamento ambiguo tenuto dai Veneziani nei confronti dei Turchi. Almeno lui fu sincero, infatti fece subito chiamare l’ambasciatore di Venezia per chiedere giustificazioni e rincarare in faccia la dose dei rimproveri. “Non c’è nessun limite alla vostra avidità. Non potrete reggere a lungo con questi costumi… cambieranno direzione i venti… voi calpestate colei che è la vostra madre” disse Pio II. “Ne fu terribilmente spaventato l’ambasciatore di Venezia, e tacque a lungo; ma poichè nulla potesse dire per giustificare il suo governo, soggiunse di sperare egli personalmente che il Senato di Venezia avrebbe ricompensato nell’avvenire, in più riprese verso la Chiesa di Roma, ciò che aveva fatto di non buono o iniquo“
da I Commentari di papa Pio II, 1462


Alcuni dei bellissimi palazzi che affacciano sul Canal Grande sono diventati hotel, oppure ospitano musei o Fondazioni, come il Palazzo Venier dei Leoni, dove si trova la Collezione Peggy Guggenheim, la più importante raccolta d’arte contemporanea europea e americana del XX secolo. C’è una fermata del vaporetto proprio all’ingresso del museo.
Da Piazza San Marco, percorrendo Le Mercerie, strette vie dello shopping, giungiamo al cinquecentesco Ponte di Rialto, il più antico ponte di Venezia, l’unico fino al 1854. La zona è sempre animata, pittoresca, piena di bancarelle di souvenir e ristoranti con tavoli all’aperto, popolare come la Napoli del centro storico.
Trovai facilmente il Canal Grande e il Ponte di Rialto… Da quel punto elevato la veduta è grandiosa. Il canale è popolato di battelli che apportano dalla terraferma quanto occorre alla vita… Fra i battelli si vedono formicolare le gondole. Specialmente oggi, giorno di San Michele, si ha un colpo d’occhio di un’animazione meravigliosa
Venezia, 29 Settembre 1786; da Viaggio in Italia di Johann W. Goethe

I ristoranti in tutta la città sono numerosi. In ogni calle o campo più grande ce n’è almeno uno.
Fra le specialità tipiche ci sono il baccalà mantecato e le sarde in saor, sardine marinate con aceto e condite con uvetta, cipolla e pinoli. Nel bacaro, l’osteria, se ne prende un cichéto, cioè un assaggino, accompagnato da un’ombra, un bicchiere di vino al banco, o dallo spritz, l’aperitivo tipico veneziano composto da vino bianco, bitter e acqua frizzante o seltz.
Altro piatto tipico del Veneto è la versione salata della polenta con osei, cioè la polenta con gli uccellini. Prima del 1500 era infatti tradizione che il doge regalasse ai suoi ospiti, gli osei, cioè gli uccelli della valle, che in seguito furono sostituiti da medagliette d’oro dette appunto oselle.


Nella zona di Rialto le vie e i campielli hanno nomi come Campo della Pescheria, Erberia, Fondamenta del Vin, Riva del Carbon, evidentemente per le attività che vi si svolgevano. I merletti, la lacca, gli specchi e le lavorazioni di vetro e cristallo erano prodotti veneziani noti in tutta Europa. C’erano poi le farmacie, veri e propri luoghi di culto e ritrovo di nobili e teatranti. L’Arte degli Speziali contava nel 1700 più di 90 spezierie specializzate nella produzione di svariati medicinali e nella triaca, un antico “farmaco” dalle proprietà giudicate miracolose. Era in uso dai tempi di Mitridate, fu poi perfezionato da Andromaco, medico di Nerone, e da Galeno, medico di Marco Aurelio. L’antidoto conteneva carne di vipera, oppio, pepe, miele e svariati altri ingredienti.
Giuro sui santi evangeli di Dio che preparerò e farò che siano preparate buone e regolamentari tutte le composizioni, elettuari e sciroppi sia unguenti che impiastri e tutte le medicine onestamente e senza frode… Mi impegno a non vendere e a non permettere che sia venduta teriaca senza che sia stata controllata dagli esaminatori o dall’esaminatore incaricati per quel periodo
dal Capitolare degli Speziali veneziani del 1258

In questa zona così animata, troviamo il mercato di Rialto, che figura nei documenti storici a partire dal 1097. Qui ancora oggi si possono trovare i prodotti tipici della regione, il pesce e la frutta e verdura di stagione. Aperto tutte le mattine esclusi Domenica e Lunedì, è il luogo dove i Veneziani vanno a far spesa, non una trovata per turisti. Come riferiscono le cronache, erano soliti frequentarlo anche i nobili della città, i quali riponevano la merce acquistata, all’interno delle larghe maniche dei loro abiti scuri.
Del resto non vi ho mentito quando vi ho detto che la grande manica prende talvolta il posto del paniere quando si va al mercato: ho visto una volta metterci una grande insalata, e un’altra volta una bella coda di merluzzo
da Viaggio in Italia di Maximilien Misson, lettera XXV, 1688

Perfetta per una passeggiata a Venezia è la zona delle Zattere, lungo il canale della Giudecca nel tranquillo sestiere di Dorsoduro. Qui arrivavano gli enormi tronchi delle foreste del nord che dovevano servire per rinforzare le fondamenta dei palazzi o per costruire barche. Oggi alle Zattere ci sono locali e gelaterie dove è piacevole stare al fresco la sera.

Avendo tempo a disposizione è consigliabile fare un giro in laguna e visitare la Giudecca, con la Basilica progettata da Andrea Palladio e dedicata al Redentore, in onore del quale si tiene una solenne festa la terza domenica di Luglio di ogni anno. Oppure potete navigare verso le isolette di Murano, famosa per la lavorazione del vetro, e Burano con le sue case colorate.
A Venezia c’è tanto da vedere. Possiamo citare la Galleria dell’Accademia, che raccoglie pitture venete dal 1300 al 1700, o il Museo del ‘700 nel Palazzo Rezzonico. E’ piacevole comunque anche solo camminare per le calli e i campielli, scoprendo angoli pittoreschi, oltrepassando i ponti, odorando l’aria che sa di salmastro e osservando le gondole che scivolano lente nei canali silenziosi.

Quando penso a Venezia, non è alla grande piazza che penso, la piazza con la sua strana basilica, i suoi grandi archi; non all’ampia imboccatura del Canal Grande, alle gradinate maestose… alla piatta laguna… Vedo solo uno stretto canale nel cuore della città, una commistione di acque verdi e muri rosa, la gondola che scivola lenta e che passa sotto un ponte…
da Italian Hours di Henry James
Dal 1987 Venezia e la sua laguna sono patrimonio mondiale dell’Umanità tutelati dall’Unesco. La città è uno stupendo museo a cielo aperto dove non ti stanchi mai di tornare.

Non ho dormito questa notte… Meravigliosamente bello è nella notte il Canale. Chiare stelle, ultimo quarto di luna. E’ una situazione di bellezza e di nobiltà incomparabili
Richard Wagner, 1852 da Wagner in Italia di Mario Panizzardi
14 Ottobre, ore 2 di notte… Me ne vado con un buon carico: porto con me la ricca, singolare, unica visione
da Viaggio in Italia, annotazione di Goethe in procinto di lasciare Venezia nel 1786

Le gondole

I palazzi sul Canal Grande
