Una visita a Venezia non può mancare per chi ama i luoghi pieni di atmosfera. Lo sanno bene le migliaia di persone che ogni anno raggiungono la città da tutte le parti del mondo. Venezia è sempre la stessa, da quando il Canaletto dipingeva le sue vedute e Goldoni rappresentava le commedie che lo avrebbero portato a Versailles, alla corte dei re di Francia.
Venezia è la stessa da quando il Tintoretto furoreggiava con la sua pittura e Tiziano rappresentava le madonne veneziane dai capelli schiariti al sole delle altane, secondo la moda dell’epoca. Pur negli anni della sua decadenza, la città è rimasta ispiratrice di arte e modi di vivere.
Innamorarsi dei vecchi merletti, dei vecchi broccati, dei vecchi mobili… Passare la mattinata nella quiete, a studiare il raggrupparsi delle ombre nella basilica e i pomeriggi non importa dove, in chiesa o nel campo, sul canale o in laguna, e le sere a chiacchierare sotto le stelle al Florian, mentre la brezza freme tra le colonne della piazzetta…: ecco ciò che considero felice e coerente con il mantenimento della ragione
da Italian Hours, di Henry James, 1909
Il paesaggio veneziano è particolare, affascinante, così come lo sono le sue calli romantiche, la tranquilla laguna e i bei palazzi sul Canal Grande. La città rappresenta quanto di più armonioso può realizzare l’uomo in sintonia con la natura.
Venezia è rosa al mattino e d’oro al tramonto… E’ solo vivendoci giorno dopo giorno che potrete assaporare la pienezza del suo fascino… Se ne diventa immensamente appassionati.
da Italian Hours di Henry James
Una vacanza di qualche giorno è ideale per conoscere la città e rimanerne affascinati. Composta esclusivamente da un grande centro storico, Venezia è divisa in sei zone: sono i sestieri di San Marco, San Polo, Dorsoduro, Santa Croce, Castello e Cannaregio.
Tutto il centro è da visitare, a partire da Piazza San Marco, con la Basilica, il Palazzo Ducale e il Museo Correr, che ripercorre la storia della Serenissima.
Questa bellissima piazza, quasi surreale per la sua particolarità, sorge dove fino al XII secolo si trovava l’orto delle suore di Santa Zaccaria, un monastero poco distante, nel sestiere di Castello. Verso la metà del 1100, il doge Sebastiano Ziani fece bonificare la zona, che era percorsa da un canale. La costruzione del Palazzo Ducale e della Basilica, dovevano dimostrare il potere della Repubblica Veneziana e furono fatte con sfarzo e opulenza. La basilica è dedicata a San Marco Evangelista, il cui simbolo è il leone alato, simbolo anche di Venezia, di cui San Marco è il protettore insieme con San Teodoro. Le spoglie dell’evangelista Marco sono presumibilmente quelle custodite sul retro dell’altare all’interno della Basilica. Le due colonne nella Piazzetta San Marco, proprio sul molo, sono dedicate ai due santi.
La Cattedrale, capolavoro dell’arte romanico-bizantina, ha all’interno il pavimento composto da piccole pietre colorate. Sulla facciata e all’interno della chiesa sono conservati più di 4000 mq di mosaici bizantini e ci sono tesori in oro e argento lavorati da artigiani medievali. Il piano superiore è percorso da una terrazza dove si trovano le copie di quattro cavalli di rame dorato del IV secolo a.C. provenienti da Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Gli originali sono ammirabili nel Museo della Basilica.
I suoi palazzi sprofondano nell’acqua e l’orecchio non sempre ora s’incontra con la musica… quei giorni sono passati, ma la Bellezza è ancora qui
scriveva lo scrittore inglese George Gordon Byron nel 1816 nel suo Childe Harold’s Pilgrimage
Lord Byron, da vero romantico, amava Venezia e vedeva nella città non la decadenza che si corrompe verso la morte, come i falsi romantici lasciavano intuire, ma al contrario la voglia di vivere, la bellezza inquieta, la smania di assaporare ogni momento.
Il filosofo tedesco Georg Simmel pur essendone attratto, riteneva che nell’architettura veneziana ci fosse assenza di verità, in quanto era assente un punto d’appoggio. Esili colonne e arabeschi non erano rassicuranti. Venezia ha la bellezza falsa di una maschera, la bellezza equivoca di un’avventura scriveva. In realtà la città mostra ai visitatori proprio la sua anima più vera e segreta, in quanto le esili colonne spesso alla base dei palazzi, rimandano alle centinaia di palafitte affondate nel fango, che ne fanno le solide fondamenta e la sostengono.
Il Palazzo Ducale, costruito direttamente sul molo, era la dimora del doge, il governatore della città. I dogi a Venezia si sono succeduti per un periodo di più di mille anni, dal 697 alla caduta della Repubblica.
L’emblematica figura del Doge, nonostante il nome faccia intuire un potere quasi assoluto, fu in realtà detentore di un potere quasi inesistente, divenendo con l’andare del tempo sempre più limitato, fino ad essere del tutto annullato. Il Doge era essenzialmente una figura rappresentativa, e non aveva grande potere nella decisione dei provvedimenti. Questo fu stabilito inizialmente dalla Repubblica perchè non si potesse generare una tirannide.
Vedo che siete stato male informato su qualche punto che riguarda il Doge… state pur sicuro che la sua nuova qualità, dopo l’elezione, diminuisce di molto la sua influenza, per non dire che la cancella completamente…
scriveva in una lettera F. Maximilien Misson (Noveau Voyage, Venezia 14 Febbraio 1688)
Fra i numerosi Dogi di Venezia si può ricordare Pietro Orseolo I, che nel 979 abbandonò con una fuga il trono ducale per rifugiarsi in un convento sui Pirenei. Orseolo fu beatificato nel 1027 e proclamato santo dal papa Clemente XII nel 1731
Tornando sul molo di Venezia, troveremo l’ingresso al Palazzo Ducale nella Porta della Carta, a lato della basilica: era chiamata così perchè vi affiggevano le carte contenenti le leggi emanate dal governo.
All’interno si trovano la Sala del Senato, con il soffitto decorato dal Tintoretto, e la Sala del Maggior Consiglio, lunga ben 54 metri. L’edificio, insieme alla piazzetta adiacente, svolgeva un po’ la funzione del broletto medievale, vi si tenevano le assemblee e le riunioni fra gli amministratori della città. In seguito il termine prese sempre più il significato di broglio, da intendersi come intrigo, raggiro, perchè in questi spazi i nobili potenti si riunivano per decidere gli affari e le sorti della città.
Il Broglio è la passeggiata dei nobili. Occupano sempre uno dei lati di questa piazza, a volte per cercare il sole, altre per mettersi all’ombra a seconda della stagione. Non è permesso mescolarsi a loro sul lato della passeggiata che occupano: l’altro lato è libero
da Nouveau voyage d’Italie di Maximilien Misson, 1702
I palazzi che delineano Piazza San Marco, sono detti Procuratie, in quanto erano abitati dai procuratori e i magistrati della città. Si distinguono in Procuratie Vecchie, le più antiche, nel lato a fianco della Torre con l’Orologio, e Procuratie Nuove, create ad opera di Vincenzo Scamozzi nel XVI secolo. Quest’ultime divennero palazzo reale durante il regno dei Savoia.
In posizione antistante alla basilica, chiudono la piazza le Procuratie Nuovissime o Ala Napoleonica, volute dall’imperatore Bonaparte per creare un salone da ballo che fosse degno del salotto più bello d’Europa. All’interno c’è il Museo Correr.
La piazza è rimasta identica nei secoli, ad eccezione della piccola Chiesa di San Gemignano che chiudeva la piazza dal lato opposto alla Basilica. Di origine antichissima, la chiesetta fu rimaneggiata nel XVI secolo da Jacopo Sansovino, che nel 1529 fu nominato architetto supervisore della piazza e delle procuratie. Venne fatta demolire da Napoleone Bonaparte nel 1807.
Il Campanile di San Marco occupa il posto di quello che nell’alto medioevo era il faro. Danneggiato più volte nel corso dei secoli a causa dei fulmini attirati dalle strutture in ferro che lo sostenevano, nel 1776 fu dotato di un parafulmine. Purtroppo nel 1902 a causa di lavori mal eseguiti, il campanile crollò disastrosamente. Fu ricostruito identico nell’aspetto: “dov’era e com’era”. La loggetta del Sansovino posta alla base, venne riedificata utilizzando i vecchi materiali. Oggi il campanile è facilmente visitabile grazie ad un ascensore che porta sulla cima e consente di vedere il panorama sulla città.
Una serie di porticati circonda tutto il complesso architettonico di questa meravigliosa piazza. All’interno dei locali si trovano gli storici caffè-concerto come il Gran Caffè Quadri, ritrovo dell’aristocrazia veneziana del Settecento e il Caffè Florian, che conserva i rivestimenti di legno e gli specchi ottocenteschi originali.
Questi prestigiosi locali hanno avuto fra i loro clienti abituali anche Giacomo Casanova, che ci ha lasciato dettagliate descrizioni della vita veneziana dell’epoca.
Il primo giorno condussi il barone in piazza San Marco e al caffè, dove rimanemmo fino all’ora di cena…
da Storia della mia vita di Giacomo Casanova
Dalla Piazzetta San Marco parte Riva degli Schiavoni. E’ detta così perchè vi approdavano i marinai della Dalmazia, che allora si chiamava Schiavonia. Per assistere i numerosi Dalmati residenti a Venezia, nel 1451 fu istituita, su concessione del Consiglio, la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, l’unica insieme alla Scuola Grande di San Rocco ad essere stata risparmiata dalle soppressioni napoleoniche, ed entrambe ancora attive. Le Scuole erano antiche istituzioni laiche che furono parte fondamentale nel governo della Serenissima. Gli ambienti e il patrimonio storico e artistico in esse conservati sono rimasti sostanzialmente integri. Si tratta principalmente di opere del Tintoretto in San Rocco e di Carpaccio in San Giorgio.
Percorrendo Riva degli Schiavoni, lungo la passeggiata verso l’Arsenale, potremo osservare sulla sinistra il Ponte dei Sospiri e a seguire il Danieli, hotel del XV secolo, la cui hall è visitabile.
Imperdibile e molto romantica è la traversata del Canal Grande, in gondola o sul vaporetto. Il momento migliore è la sera verso il tramonto, quando i palazzi lasciano intravedere gli interni, con le pareti decorate, i soffitti a cassettoni e i grandi lampadari di cristallo luccicante. Il Canal Grande, via principale della città, è lungo 4 km ed ha una profondità che va dai 4 ai 5 metri. George Gordon Byron lo percorse varie volte a nuoto di ritorno dal Lido.
Lord Byron visse a Venezia dal 1816 al 1819. Abitava nel Palazzo Mocenigo, sul Canal Grande, e con lui vivevano i suoi numerosi animali fra i quali una scimmietta e diversi pappagalli.
Così scrive in una lettera all’amico ed editore John Murray:
Venezia mi piace quanto mi aspettavo, e m’aspettavo molto; è una di quelle città che si conoscono prima ancora di vederle e, dopo l’Oriente, è il luogo che ho sempre sognato di più al mondo. Mi piace la gaiezza malinconica delle gondole e il silenzio dei canali. Non mi dispiace neppure l’evidente decadenza… San Marco, ma in realtà tutta quanta Venezia, è piena di vita
Infatti soprattutto durante il Carnevale e per le numerosissime feste, la gente di Venezia era solita frequentare teatri e festeggiare nelle piazze con balli e regate sul canale.
A fronte di tanti turisti entusiasti, ci furono però anche quelli critici. La maggior parte dei Diari di Viaggio dei Grandtourists nacquero inizialmente non tanto per essere pubblicati, ma per ricordare personalmente o per condividere esperienze in una cerchia ristretta di persone. Come al cospetto di ogni bellezza non mancarono anche i commenti più maliziosi e negativi
Le strade al centro della città sono strettissime, con mille angoli e svolte, e ci vuole un’abilità particolare per camminare in queste strettoie dove l’affluenza della gente è continua e numerosa
dal manoscritto Viaje de Italia di Leandro Fernandez de Moratin , 1793
Il caldo, insieme al terribile puzzo dei canali, è così insopportabile, che non resteremo qui più di due giorni
da una lettera di Denis Ivanovic Fonvizin, 1784
Il papa Pio II Piccolomini, che amava la città, si esprime nel suo diario in modo molto duro a proposito dei Veneziani, i cui costumi sono dichiarati barbari e iniqui
I Veneziani vogliono apparire pubblicamente cristiani, ma nella verità delle cose non hanno nessun sentimento di Dio e non c’è nulla per loro di santo o di religioso all’infuori della loro repubblica, che è per essi come una divinità… Al tempo dei nostri padri c’era una grande stima per la giustizia dei Veneziani: si diceva che quella città era casta ed astinente e amante della religione
da I Commentarii di papa Pio II Piccolomini, libro XI, 1462
Tale enfasi scaturì dal fatto che i Veneziani avevano comprato la cittadina di Cervia dai Malatesta, famiglia poco apprezzata dal papa, ma le ragioni erano molteplici. Cervia era nota per avere delle ottime saline che fornivano grossi guadagni alla famiglia Malatesta. Si trattava di un feudo della Chiesa, che avrebbe dovuto tornare alla Chiesa se i Malatesta non avessero avuto discendenti. Non avrebbe dovuto esserci quindi una trattativa senza il benestare della Curia, la quale evidentemente non si era ancora pronunciata. C’era stata poi la questione della caduta di Costantinopoli, a seguito della quale il papa criticò il comportamento ambiguo tenuto dai Veneziani nei confronti dei Turchi..
Almeno lui fu sincero, infatti fece subito chiamare l’ambasciatore di Venezia per chiedere giustificazioni e rincarare la dose di rimproveri. “Non c’è nessun limite alla vostra avidità. Non potrete reggere a lungo con questi costumi… cambieranno direzione i venti… voi calpestate colei che è la vostra madre” disse Pio II. “Ne fu terribilmente spaventato l’ambasciatore di Venezia, e tacque a lungo; ma poichè nulla potesse dire per giustificare il suo governo, soggiunse di sperare egli personalmente che il Senato di Venezia avrebbe ricompensato nell’avvenire, in più riprese verso la Chiesa di Roma, ciò che aveva fatto di non buono o iniquo“
da I Commentari di papa Pio II, 1462
Alcuni dei bellissimi palazzi che affacciano sul Canal Grande sono hotel, oppure ospitano musei o Fondazioni, come il Palazzo Venier dei Leoni, dove si trova la Collezione Peggy Guggenheim, la più importante raccolta d’arte contemporanea europea e americana del XX secolo. C’è una fermata del vaporetto proprio all’ingresso del museo.
Da Piazza San Marco, percorrendo Le Mercerie, strette vie dello shopping, giungiamo al cinquecentesco Ponte di Rialto, il più antico ponte di Venezia, l’unico fino al 1854. La zona è sempre animata, pittoresca, piena di bancarelle e ristoranti con tavoli all’aperto.
Trovai facilmente il Canal Grande e il Ponte di Rialto… Da quel punto elevato la veduta è grandiosa. Il canale è popolato di battelli che apportano dalla terraferma quanto occorre alla vita… Fra i battelli si vedono formicolare le gondole. Specialmente oggi, giorno di San Michele, si ha un colpo d’occhio di un’animazione meravigliosa
Venezia, 29 Settembre 1786; da Viaggio in Italia di Johann W. Goethe
Le vie e i campielli hanno nomi come Campo della Pescheria, Erberia, Fondamenta del Vin, Riva del Carbon, evidentemente per le attività che vi si svolgevano. I merletti, la lacca, gli specchi e le lavorazioni di vetro e cristallo erano prodotti veneziani noti in tutta Europa. C’erano poi le farmacie, veri e propri luoghi di culto e ritrovo di nobili e teatranti. L’Arte degli Speziali contava nel 1700 più di 90 spezierie specializzate nella produzione di medicinali e nella triaca, un antico “farmaco” dalle proprietà giudicate miracolose. Era in uso dai tempi di Mitridate, fu poi perfezionato da Andromaco, medico di Nerone, e da Galeno, medico di Marco Aurelio. L’antidoto conteneva carne di vipera, oppio, pepe, miele e svariati altri ingredienti.
Il mercato di Rialto figura nei documenti storici a partire dal 1097. Qui ancora oggi si possono trovare i prodotti tipici della regione, il pesce e la frutta e verdura di stagione. Aperto tutte le mattine esclusi Domenica e Lunedì, è il luogo dove i Veneziani vanno a far spesa, non una trovata per turisti. Come riferiscono le cronache, erano soliti frequentarlo anche i nobili della città, i quali riponevano la merce acquistata, all’interno delle larghe maniche dei loro abiti scuri.
Del resto non vi ho mentito quando vi ho detto che la grande manica prende talvolta il posto del paniere quando si va al mercato: ho visto una volta mettervi una grande insalata, e un’altra volta una bella coda di merluzzo
da Viaggio in Italia di Maximilien Misson, lettera XXV, 1688
Perfetta per una passeggiata a Venezia è la zona delle Zattere, lungo il canale della Giudecca nel tranquillo sestiere di Dorsoduro. Qui arrivavano gli enormi tronchi delle foreste del nord che dovevano servire per rinforzare le fondamenta dei palazzi o per costruire barche. Oggi alle Zattere ci sono locali e gelaterie dove è piacevole stare al fresco la sera.
Avendo a disposizione qualche giorno è consigliabile fare un giro in laguna e visitare le isolette di Murano, famosa per la lavorazione del vetro, e Burano con le sue case colorate.
A Venezia c’è tanto da vedere. Possiamo citare la Galleria dell’Accademia, che raccoglie pitture venete dal 1300 al 1700, oppure il Museo del ‘700 nel palazzo Rezzonico. E’ piacevole comunque anche solo camminare per le calli e i campielli, oltrepassando i ponti, odorando l’aria che sa di salmastro e ascoltando il rumore delle gondole che scivolano lente nei canali silenziosi.
Quando penso a Venezia, non è alla grande piazza che penso, la piazza con la sua strana basilica, i suoi grandi archi; non all’ampia imboccatura del Canal Grande, alle gradinate maestose… alla piatta laguna… Vedo solo uno stretto canale nel cuore della città, una commistione di acque verdi e muri rosa, la gondola che scivola lenta e che passa sotto un ponte…
da Italian Hours di Henry James
Dal 1987 Venezia e la sua laguna sono patrimonio mondiale dell’Umanità tutelati dall’Unesco. La città è uno stupendo museo a cielo aperto dove non ti stanchi mai di tornare.
Non ho dormito questa notte… Meravigliosamente bello è nella notte il Canale. Chiare stelle, ultimo quarto di luna. E’ una situazione di bellezza e di nobiltà incomparabili
Richard Wagner, 1852 da Wagner in Italia di Mario Panizzardi
14 Ottobre, ore 2 di notte… Me ne vado con un buon carico: porto con me la ricca, singolare, unica visione
da Viaggio in Italia, annotazione di Goethe in procinto di lasciare Venezia nel 1786