Certaldo, in provincia di Firenze, a soli 15 chilometri da San Gimignano, è una tappa da non perdere per chi ama i luoghi romantici, ricchi di storia e di atmosfera. Il paese è composto da una parte moderna in basso, dove passava la Via Francigena, e un suggestivo centro medievale su un colle fortificato da mura.
Il centro storico di Certaldo offre angoli deliziosi e scorci medievali autentici. Le chiese, i cortili, il palazzo pretorio, tutto è autentico e ben conservato, tanto da farci immaginare la vita di un tempo all’interno delle case-torri, vicino ai focolari, nelle viuzze affacciate sulla campagna.
Non esistevano grandi piazze nel paese, tutto avveniva nella larga via centrale, oggi chiamata Via Boccaccio, in onore al grande scrittore che visse nel borgo. Camminando per la strada potremmo facilmente immedesimarci nella semplice vita di un villaggio del Medioevo.
Nei documenti storici si parla di Certaldo a partire dal 1164, quando Federico Barbarossa concesse il territorio ai feudatari Alberti.
Nel 1202, dopo la conquista del borgo da parte dei Fiorentini, il palazzo degli Alberti divenne sede dei Podestà, e in seguito fu il Vicariato della Val di Pesa, della Val d’Elsa e di parte del Valdarno. Sulla facciata e nel cortile si possono ammirare gli stemmi nobiliari e le ceramiche Robbiane delle famiglie fiorentine che poterono vantare fra i loro figli un eletto a Vicario. Furono i Medici, i Pitti, gli Antinori, i Ridolfi, i Cerretani…
Dal palazzo, attraversando il cortile, si può raggiungere la chiesetta più antica del paese. Lì si trova un tabernacolo affrescato da Benozzo Gozzoli che anticamente era sulla strada, nella parte bassa del paese, dove passava la Francigena.
L’abitazione di Giovanni Boccaccio si trova a metà della via principale. Il palazzo, individuato grazie agli scritti del poeta, è stato restaurato dopo la parziale distruzione avvenuta nella seconda guerra mondiale.
Nato nel 1313 da una relazione extraconiugale del ricco mercante Boccaccino di Chelino con una donna del popolo, il Boccaccio visse a Firenze e a Napoli, alla corte degli Angiò, dove il padre lo aveva inviato per lavoro. Lì incontrò Fiammetta, sua musa ispiratrice, che secondo molti era proprio la figlia illegittima del re, Maria d’Angiò. La città di Napoli avrà sempre un posto speciale nel cuore del Boccaccio.
Fu però il Castello di Certaldo, forse patria di nascita, ad ispirare al poeta sentimenti di autentico amore, nonostante la sfrontatezza con cui era solito definirlo.
“Certaldo, come voi forse avete potuto udire è un Castel di Val d’Elsa posto nel nostro contado…” Così inizia la X novella della sesta giornata del Decameron, il capolavoro del Boccaccio. E sembra di vederlo, quel Fra Cipolla, che all’ora nona, raduna la gente del Castello con l’intenzione di vendere loro la penna dell’angelo Gabriele.
Fu Certaldo il luogo dove Giovanni Boccaccio abitò a più riprese durante la sua vita e lì infine decise di stabilirsi definitivamente.
Così il poeta scrive all’amico Zanobi da Strada, giustificando la sua scelta di rinunciare agli agi e a vivere meno splendidamente, ma senza timori:
“Io, secondo il mio proponimento, sono tornato a Certaldo… a confortare la mia vita, e mi cominciano già a piacere i grossi panni e le pietanze contadine e il non vedere le ambizioni e le spiacevolezze dei nostri cittadini, mi è di tanta consolazione nell’animo… Vedo campi, colli ed alberi di fronde e fiori vari rivestiti, cose semplici dalla natura prodotte… Sento cantare gli usignoli e con i miei libriccioli quante volte voglio, senza nessun impaccio posso liberamente ragionare”
Era un umile Boccaccio, e amava il popolo. Il filosofo Michel Montaigne nel suo diario personale racconta di aver trovato a Firenze una copia del testamento dello scrittore e di essersi meravigliato della povertà descritta.
Venerdì alla bottega di Giunti comprai un mazzo di commedie e certi altri libretti. E ci vidi il testamento di Boccaccio… Questo Testamento mostra una mirabile povertà e bassezza di fortuna per questo grand’uomo. Lascia delle lenzuola, e parti di letti a suoi parenti e sorelle. I libri a un certo frate, al quale ordina che li comunichi a chiunque gliene richiederà. Mette in conto perfino vasi e mobili e ordina delle messe e sepoltura
da Il Giornale di Viaggio in Italia di Michel Montaigne, 1580
Come da sue disposizioni, le spoglie del celebre scrittore riposano nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, sulla via principale di Certaldo. Ci fu una diatriba riguardo questo fatto successivamente, sembra che il corpo sia stato spostato da quel luogo, e in seguito probabilmente riportato. Lord Byron, nel suo Childe Harold’s Pilgrimage, parla con rabbia della dispersione delle spoglie del Certaldese, di quel Bardo degno rivale di Dante stesso, colui che fece dell’Italia favella, una melodia…
“Dove riposano tutti e tre gli Etruschi? Dante e Petrarca e poco meno di loro il Bardo della Prosa, spirito creativo! Lui delle cento storie d’amore… E i marmi del loro paese non hanno niente da dire? … Oh Patria ingiusta… Oh Firenze crudele“
da Childe Harold’s Pilgrimage di George Gordon Byron
Nel pavimento della chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, dall’interno semplice e interamente in laterizio, si trova una lapide dedicata al Boccaccio e fatta realizzare dalla Società Storica della Valdelsa allo scultore Mario Moschi nel 1949, quando sembrò appurata la sepoltura del poeta in quel luogo. Le spoglie si trovano nella piccola mattonella subito sopra. A sinistra, sulla parete, c’è il busto scolpito da Giovan Francesco Rustici nel 1503: mostra lo scrittore che stringe a sè il suo Decamerone.
Nel medioevo l’ingresso alla chiesa era quello laterale, dalle porte sulla via grande, nell’altro lato c’era il convento, che oggi ospita il Museo di Arte Sacra e nella parte dell’attuale ingresso si trovava un piccolo cimitero. La porta principale fu aperta nel 1633.
Nella chiesa riposa anche il corpo della beata Giulia della Rena, monaca di clausura, coetanea del Boccaccio e molto cara alla popolazione certaldese. Sulla stessa parete si può ammirare una bella Madonna della Neve in ceramica invetriata della famiglia fiorentina dei Della Robbia e nell’abside centrale c’è un grande crocifisso ligneo di epoca medievale veramente suggestivo. E’ chiamato il Volto Santo della Valdelsa. Si tratta di un Christus Triumphans, cioè Gesù in croce, ma rappresentato vivo, con gli occhi ben aperti e vittorioso sulla morte, così come si faceva di consuetudine nell’Alto Medioevo. L’autore è ignoto e la provenienza misteriosa. Viene indicato con il nome di Cristo di Petrognano, perchè fu ritrovato alla fine dell’800 in una piccola cappella a Petrognano, piccolo borgo del comune di Barberino Tavarnelle, pochi chilometri da Certaldo. Su quel colle sorgeva la mitica città di Semifonte, che fu rasa al suolo dai Fiorentini nel 1202. Il Crocifisso, trovato addossato alla parete a fianco alla porta d’ingresso, puntellava il tetto della chiesetta che lo conteneva a malapena. Nel 1933 fu restaurato e esposto alla Mostra di Arte Sacra di Firenze. All’epoca l’opera fece abbastanza parlare di sè, e per questo si dice in zona, che Hiltler o comunque qualcuno di potente, ci avesse messo lo sguardo sopra. Per questo motivo i contadini pensarono bene di nasconderlo mimetizzandolo nel caso di eventuali rappresaglie. Dal 2010 è stato posizionato nell’abside centrale della chiesa dei Santi Jacopo e Filippo.
La grandezza del Boccaccio, forse non completamente riconosciuta, è quella di aver introdotto un nuovo concetto di prosa e poesia, ispirata al reale e al burlesco, raccontando fatti, amori, beffe e personaggi, di un popolo che probabilmente era meno intimorito dai secoli bui di quanto si creda, basta pensare alla Cena Cypriani, racconto noto nell’alto medioevo, o alle vivaci e canzonatorie prediche di San Bernardino da Siena. Il Boccaccio ha rappresentato minuziosamente e ironicamente i fatti che accadevano, i sentimenti umani e le tragedie, lasciandoci un patrimonio vivo e immenso di cultura storica. Largamente imitato, sia all’epoca che nei secoli successivi, ha talvolta dato origine a un tipo di letteratura che niente aveva a che fare con il suo genio iniziale.
Il Decameron inizia introducendo, con la consueta ironia, il personaggio di Musciatto Franzesi, grande magnate della zona, residente nel castello di Staggia Senese, piccolo borgo nel comune di Poggibonsi, a soli 13 chilometri da Certaldo.
Contrariamente a quanto si credeva, Boccaccio non era contro la Chiesa, anzi, aveva sentimenti da vero seguace di Cristo, contro l’ipocrisia e la superstizione. Egli raccontava sfogandosi, quello che succedeva nella realtà, esponeva il suo pensiero, così come aveva fatto il suo grande ispiratore Dante Alighieri, i cui poemi, molto più espliciti, non furono però successivamente puniti dai potenti e dai tribunali dell’Inquisizione. Anche Dante, in vita comunque, a causa della sua attività nella politica, subì il grande dolore provocatogli dalla lontananza dall’amata Firenze, e a questo forse è da ricondurre la rabbia e lo sfogo presenti nell’apocalittica Divina Commedia. L’innovazione e la modernità introdotta dal Boccaccio si desume non solo dalle opere maggiori, ma anche e soprattutto da quelle meno note. Nell’Elegia di Madonna Fiammetta per esempio, il poeta racconta le vicende dal punto di vista della donna, cosa assai inconsueta per un uomo e per l’epoca storica.
Amico e ammiratore del Petrarca, Giovanni Boccaccio ha contribuito con lui all’avvio dell’Umanesimo.
La sua opera più conosciuta, il Decameron, è stata definita l’Umana Commedia, in contrapposizione alla commedia Divina, così come la definì lui stesso in veste di primo critico ed estimatore dell’Alighieri. La Divina Commedia fu un poema che lo affascinò e dal quale trasse ispirazione, Dante rimase per lui uno dei più grandi maestri e la Vita di Dante o il Trattatello in laude di Dante Alighieri, lo dimostrano.
“Preso dalla dolcezza di conoscere il vero delle cose racchiuse dal cielo, nè trovando in questa vita nessuna cosa più cara di questo, lasciando ogni altra temporale sollecitudine, tutto a questo si diede“
Tratto da Vita di Dante di Giovanni Boccaccio
Il paese di Certaldo si raggiunge facilmente con il treno. Dalla piccola stazione ottocentesca, percorrendo Via 2 Giugno si arriva direttamente alla funicolare, che è comodissima per salire al centro storico. Si può anche andare a piedi percorrendo la Costa Vecchia, oppure in auto, girando in largo intorno alla collina.
I ristorantini tipici nel centro storico di Certaldo sono numerosi. Alcuni si trovano in vecchi cortili panoramici che affacciano su una dolce campagna, l’ideale per offrirci una tranquilla e indimenticabile serata toscana.
Se siete in giro per la Toscana, una visita a questo autentico e romantico borgo medievale è molto consigliata.