Vivo d’Orcia è un paese formato da una manciata di case, sparse nei bellissimi boschi del Monte Amiata, a 900 metri di altitudine.
Non ci sono monumenti importanti ad eccezione del Palazzo dei conti Cervini, un’imponente costruzione rinascimentale progettata da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1538.
Il fascino del luogo comunque è indiscutibile, complice un paesaggio splendido e i maestosi abeti bianchi (Abies Alba), alberi altissimi, con i piccoli aghi dalla punta arrotondata e disposti a pettine, i tipici alberi di Natale. A Vivo d’Orcia ce ne sono molti, sparsi tutto intorno al paese. Esistono sulla Terra dalle epoche preistoriche.
Papa Pio II Piccolomini di Pienza frequentò questi posti nell’estate del 1462, quando alla ricerca di fresco si fermò per un mese sul Monte Amiata ospite dei monaci di Abbadia San Salvatore.
Poi da lì visitò molti paesi della montagna.
“Il pontefice aveva notato quel luogo l’anno precedente e l’aveva scelto come rifugio a lui adatto per ripararsi dagli ardori estivi, poichè era amante delle selve e gli piaceva vedere i luoghi più vari… Verso la fine di Luglio fu preso dal desiderio di vedere la sorgente del celebre fiume chiamato Vivo, che si trova presso un eremo…”
da I Commentarii di Pio II, libro IX, anno 1462
A Vivo d’Orcia la natura predomina e le stagioni sfoggiano tutti i loro colori.
Fin dal Medioevo nel paese c’erano mulini e cartiere, che sfruttavano le acque che ancora oggi sgorgano abbondantemente dalla montagna. Insieme a quelle di Santa Fiora, le sorgenti del Vivo alimentano l’acquedotto che rifornisce le province di Siena, Grosseto e l’alto Lazio.
Nella parte bassa di Vivo d’Orcia c’è un posto chiamato La Contea.
Là sembra che il tempo si sia fermato. Tutto intorno alle costruzioni antiche, il profumo del bosco e il ruscello che scorre, ci riportano ai tempi dei monaci Camaldolesi, o al periodo rinascimentale, quando il cardinale Cervini trasformò il convento, ormai in decadenza, nel suo rifugio preferito.
Passando sotto l’arco delle mura si arriva al piccolo borgo antico.
Secondo i documenti storici, nell’anno 1003 l’imperatore Arrigo donò questo territorio a San Romualdo, che qui fondò un eremo dedicato a San Pietro.
L’Eremo del Vivo viene citato nell’Archivio dello Spedale della Scala di Siena, come uno dei primi monasteri, a cui tutti gli altri dovevano obbedienza.
Per il buon esempio e la vita rigorosa che conducevano, i monaci ricevettero numerose donazioni di chiese e conventi, e il priore del Vivo divenne il Vicario Generale di tutti i monasteri dello Stato senese.
Nel 1534, quando ormai il convento non esisteva più, il palazzo fu ceduto dal papa Farnese, Paolo III di Capodimonte, ai conti Cervini di Montepulciano, che ne sono ad oggi proprietari.
Marcello Cervini, segretario personale del papa, incaricò Antonio da Sangallo il Giovane della ristrutturazione e fortificazione del vecchio monastero.
Furono ampliati gli edifici e costruiti magazzini, abitazioni e frantoi, che riportano sulla facciata lo stemma di famiglia raffigurante spighe di grano. Oggi alcuni di questi sono diventati alloggi destinati al turismo.
“Hanno trasformato questi Signori l’Eremo del Vivo, che era selvatico, in un vero giardino con fontane bellissime. Si vede ancora la chiesa antica e le celle dei monaci alle quali rendono devozione..”
da I Commentarii di Papa Pio II Piccolomini
Marcello Cervini, fu eletto papa nell’Aprile del 1555, con il nome di Marcello II. Il suo pontificato è stato uno dei più brevi della storia, solo 22 giorni. Sua sorella Cinzia Cervini, fu la madre di San Roberto Bellarmino.
Da allora l’antica pieve di San Pietro all’eremo del Vivo, prese il nome di San Marcello.
La campagna a Vivo d’Orcia è bella e si presta a piacevoli passeggiate nel verde e interessanti escursioni che si possono fare seguendo gli ombrosi sentieri dell’acqua.
Passando per i boschi di faggi e castagneti si può raggiungere la prima cella originaria dell’eremo, una suggestiva chiesetta chiamata Eremicciolo di San Benedetto. Dobbiamo camminare un po’ in salita in direzione delle sorgenti del torrente Vivo. La costruzione di architettura romanica ha elementi decorativi di ispirazione pisano-lucchese e lombarda.
Il primario eremo sorse sotto la regola di San Benedetto, per poi passare a quella Camaldolese.
Da Vivo d’Orcia in pochi chilometri si raggiungono la vetta del Monte Amiata e i suoi pittoreschi paesi, dall’altro lato si estendono le colline della Val d’Orcia, Patrimonio Unesco dal 2004.
Pienza, Bagno Vignoni, Montepulciano, sono raggiungibili in pochi minuti, percorrendo bellissime strade panoramiche.
Vivo d’Orcia è un posto da valorizzare. Un luogo ideale se amiamo la tranquillità e la natura.