Poggibonsi, Staggia e i dintorni di San Gimignano

Un giro per la campagna nei dintorni di San Gimignano offre belle vedute da ammirare e fotografare. Si può prendere la strada che scendendo dalla porta a nord di San Matteo va a destra verso il borgo di Ulignano e da lì in soli 5 minuti raggiungeremo la città di Poggibonsi.

San Gimignano, veduta da santa Lucia
San Gimignano, panorama da Santa Lucia

Poggibonsi si presenta di aspetto moderno ma con alcune interessanti chiese e importanti castelli sulle colline dei dintorni. Il centro è vivace, ben collegato dai mezzi di trasporto e pieno di ristoranti e palazzi ottocenteschi.

Piazza Nagy, Poggibonsi

Nel medioevo l’antica città di Poggio Bonizio sorgeva sul Poggio Imperiale, sopra la vallata dell’attuale Poggibonsi.

La collina era chiamata così perchè vi erano soliti stanziare con i loro eserciti gli Imperatori del Sacro Romano Impero, da Federico Barbarossa, a Federico II. Poggio Bonizio, città ricca e fiorente, fu completamente rasa al suolo nel XIII secolo dall’esercito di Carlo d’Angiò nel corso delle continue guerre fra i i comuni toscani. Il re francese aveva ricevuto esplicita richiesta di distruzione del castello da parte di Firenze e di alcuni comuni limitrofi a Poggibonsi.

I ruderi dell’antica Poggio Bonizio sulla collina del Monte Imperiale

Et ad alias petitiones vostra… destructionem dicti loci… ad mandata vocatis Florentinis, hominibus S.Geminiani et Colle dividat Territorium Podii Bonitii…

da una lettera del re Carlo d’Angiò al Consiglio di San Gimignano

Quando il papa entrò nel territorio di Firenze, gli vennero incontro a Poggibonsi, come legati, i più autorevoli cittadini, che accolsero il Vicario di Cristo con discorsi splendidi e solenni. Poggibonsi ai giorni nostri è un borgo di poca importanza… un tempo sorgeva sull’alto colle che lo sovrasta… era pieno di abitanti e arduo da espugnare. Ma essendo di parte ghibellina e avendo dato spesso molti fastidi ai Fiorentini, questi dapprima ne abbatterono le mura e poi lo distrussero completamente

da I Commentarii di Pio II Piccolomini, libro secondo, 1462

Le mura sul Poggio Imperiale a Poggibonsi

Le mura sul Poggio Imperiale furono ricostruite nel 1313 dall’Imperatore Enrico VII e poi terminate nel 1482 per volere di Lorenzo de’ Medici, Signore di Firenze. All’interno della fortezza solo il 10 per cento delle rovine dell’antica città è fino ad adesso venuto alla luce. Numerosi cronisti medievali, fra i quali Giovanni Villani, descrivono Poggio Bonizio come una città bellissima, adorna di superbe chiese e meravigliose fontane. A testimonianza di questo è rimasta la Fontana di Valle Piatta, detta Fonte delle Fate, disegnata da Balugano da Crema e situata vicino al luogo in cui passava la Via Francigena, in basso sotto il Poggio Imperiale.

La suggestiva Fonte delle Fate, XII sec., Poggibonsi

Una così pregevole e maestosa fonte conferma l’importanza che la cittadina ricoprì sulla scena medievale toscana.

Dal 1998 le acque della Fonte delle Fate ospitano l’installazione permanente dell’opera I Dormienti di Mimmo Paladino, accompagnata dalla musica del musicista Brian Eno, storico collaboratore della rockstar David Bowie in numerosi album musicali.

Il Castello di Badia e nella valle la nuova Poggibonsi

Dopo l’ennesima disastrosa distruzione del 1270, la città di Poggio Bonizio fu ricostruita in basso dove si trova attualmente, utilizzando in parte le pietre del vecchio paese. In quel luogo si trovava un villaggio di origine romana denominato Borgo Marturi. La nuova Poggibonsi occupò quindi la valle fra il Monte Imperiale e il Castello e Badia di Marturi, una fortificazione donata ai monaci benedettini dal marchese Ugo di Toscana, per sua perpetua memoria e devozione.

La Badia di Marturi

… Io, Ugo Duca e Marchese vivente sotto la legge Salica… per la salute dell’anima mia, dei miei parenti e Imperatori e di tutti i Cristiani presenti e futuri, ho edificata la Chiesa in onore di San Michele Arcangelo, nel monte e poggio che si denomina Castello Marturi… e mi obbligo di costruirvi un monastero di monaci secondo la regola di San Benedetto nel servizio del Signore…in perpetuo dimoranti, insieme con lo stesso Monte e Poggio, o Castello con tutte le vigne… con tutte le case ed edifizi che rimangono tanto superiormente che inferiormente…

Atto di Fondazione della Badia di Poggio Marturi, anno 983 da Storia di Poggibonsi di Attilio Ciaspini, 1850

Il luogo venne usurpato poi dal figlio di Ugo, il marchese Bonifacio III di Toscana, che cacciò i frati e si stanziò nel castello facendone la sua dimora. Nel Marzo del 1075, quando ormai sembrava che i monaci non rivendicassero più nessun diritto sul luogo, nella Badia di Marturi viene tenuta l’assemblea nota come Placito di Marturi, in cui torna a galla la vicenda e in cui compare per la prima volta nominato il Digesto, codice di norme di epoca romana che all’epoca era evidentemente utilizzato. All’assemblea era presente il messo della marchesa di Toscana Beatrice, madre di Matilde di Canossa. Come previsto da un codice del Digestum vetus, la prescrizione quarantennale veniva sospesa, in quanto i monaci ne avevano rivendicato il possesso più volte. Il luogo fu così restituito ai frati e diventò uno dei monasteri più potenti della toscana medievale.

In Christi nomine. Brevis recordazionis (pro futu)ris temporibus ad memoriam habendam vel retinendam, qualiter in presenzia Nordilli, missi domine Beatricis ductricis et marchionisse, et Iohannis vicecomitis…

dal Placito di Marturi, Wikipedia 

Il Castello di Badia visto dal Poggio Imperiale

I possedimenti risultano confermati da un atto della contessa Matilde di Toscana nel 1099 e da molti papi, fra i quali Pasquale II e Innocenzo II. Furono poi uniti al Monastero femminile di Santa Brigida di Firenze dal papa Eugenio IV con bolla del 12 novembre 1445, fino a passare in mano privata nel 1734.

Chiesa di San Lorenzo, Piazza Savonarola, Poggibonsi

In pieno centro della nuova Poggibonsi, nel convento agostiniano che esisteva dietro la trecentesca chiesa di San Lorenzo, nel 1408 fu trattenuto per alcuni giorni, sembra a scopo di sicurezza, il papa veneziano Angelo Correr. In questa pausa forzata del suo viaggio verso Siena, egli sostò a lungo a pregare davanti a un venerato crocifisso in legno di Giovanni d’Agostino, ancora oggi presente nella chiesa. Si tratta di un Cristo rappresentato sofferente ma vivo, con occhi espressivi socchiusi, in contrapposizione alle nascenti consuetudini dell’epoca che sempre maggiormente raffiguravano il Christus patiens. Eletto con il nome di Gregorio XII, il Correr fu il papa che poi si dimise per porre fine allo scandalo dello Scisma d’Occidente.

Vicolo delle Chiavi, Poggibonsi

Gregorio XII fu trattenuto in Poggibonsi tre giorni, attendendo messer Rinaldo degli Albizzi istruzioni dal suo governo… Poichè il papa non intendeva sostare nel borgo, il degli Albizzi ordinò che durante la notte fossero serrate le porte della città e gli fossero consegnate le chiavi dal podestà. Fu questa del pontefice una larvata prigionia. Il 19 mattina Gregorio XII potè partire, e con tutti gli onori, fu accompagnato fino al confine senese.

dal testo Poggibonsi di Costantino Antichi, 1965

Vie del centro storico di Poggibonsi
Resurrezione di Cristo, Francesco Botticini
Resurrezione di Cristo, Francesco Botticini, Chiesa di San Lorenzo

I fatti sono confermati dai manoscritti dello stesso Rinaldo degli Albizzi, che nelle sue interessanti Commissioni scrive:

…menommo il detto papa, colla nostra gente d’arme, per Cerbaia a Castel Fiorentino e a Poggibonsi… et io rimasi solo colla sua Santità… Male ci pareva tenerlo in Poggibonsi contro la volontà sua, ma peggio era lasciarlo andare… m’ingegnai di tenerlo con buone parole fino alla risposta di messer Cristofano… meno male presi partito di far serrare tutte le porte di Poggibonsi…

da Commissioni di Rinaldo degli Albizzi, Google Books

In seguito l’Albizzi, di sua iniziativa, (ma a me parve aver indovinato come cosa Divina, dirà nei suoi diari) partirà con il papa lasciando Poggibonsi, per poi tornare di nuovo qualche giorno dopo a prendere il Cardinale di Bologna, nipote del papa, lasciato come ostaggio insieme alla gente dell’arme, con i quali farà ritorno a Firenze il 20 luglio 1408.

Via della Repubblica Poggibonsi
Via della Repubblica e la chiesa di Santa Maria Assunta a Poggibonsi

Sempre nella chiesa di San Lorenzo, nel 1495, di nuovo davanti al Crocifisso, avvenne uno storico incontro fra il monaco Girolamo Savonarola e il re di Francia Carlo VIII, incontro che fu determinante al fine di limitare i saccheggi a difesa dei luoghi e della popolazione di Firenze.

Nella cappella a sinistra della semplice e suggestiva chiesa poggibonsese c’è il famoso Crocifisso ligneo, e a destra, sotto la Madonna delle Grazie con Bambino, sono conservate reliquie di San Teodoro martire, probabilmente Teodoro di Sion, vescovo del Canton Vallese.

Basilica di San Lucchese, Poggibonsi

Appena fuori dalla città, nella Basilica di San Lucchese, patrono di Poggibonsi, si conservano affreschi importanti e opere d’arte di artisti come i Della Robbia e Cennino Cennini. L’antica sagrestia presenta ancora i banchi quattrocenteschi, e nel Convento limitrofo, fondato da San Francesco, si può ammirare l’armonioso chiostro originale. Lucchese e la moglie Buonadonna incontrarono il santo di Assisi e furono i primi laici francescani contemporanei a seguire i suoi insegnamenti.

I resti di Poggio Bonizio sul Monte Imperiale

Altro monaco che visse nel convento di San Lucchese fu il frate Nicolò, precursore dei primi grandi scrittori di viaggi della storia. Animato da una vivace curiosità intellettuale e da un vero sentimento di devozione, Nicola di Corbico da Poggio Bonizio, volle recarsi in Terrasanta, e ci ha lasciato il resoconto dei suoi viaggi nel suo incantevole Libro d’Oltramare, un diario pieno di osservazioni, disegni e attente descrizioni, una fonte storica e linguistica non indifferente scritta in volgare, in uno stile fresco e a volte ironico. Partì da Poggibonsi con altri confratelli per imbarcarsi da Venezia nel 1345. Nel viaggio di andata, durante la navigazione, li sorprese una tempesta, che viene descritta da Niccolò con i consueti modi semplici e divertenti.

e tutte le stoviglie si rompevano e tutti ci rendemo in colpa perdonando l’uno con l’altro e confessandoci… nessuno potea bene favellare per le molte lacrime e ancora per le grandi grida, erano tutti fiochi… La mattina ci guardavamo l’uno l’altro quasi come fossimo smemorati, che tutti parevamo che uscissimo dal munimento, sì eravamo smorti e gialli, e tutto questo fu per la paura…

dal Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi, Vol. 1, disponibile su Google Book

Interessante anche la descrizione del Santo Sepolcro, dove il frate Niccolò osserva la generale fratellanza dei popoli e il rispetto verso i luoghi sacri da parte di tutti

Deve credere ogni fedele Cristiano che lo santissimo Sepolcro sia bello e adornato come per i Cristiani fu fatto, che i Saracini non l’hanno mutato di niente se non come lo trovarono, così lo tengono… E molti Saracini e Saracine che hanno grande devozione, vengono da molte province, e chi ci viene per vedere quello che adorano i Cristiani

da Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi, 1345

Il Libro d’Oltramare di frate Niccolò, come lui stesso probabilmente presentiva, in quanto più volte nel testo ribadì di averlo scritto lui in persona, acciocchè il detto travaglio che io ho avuto per lo detto libro, nè si dica che l’abbia fatto altri che io... venne successivamente rielaborato e trascritto a capitoli numerose volte omettendo o falsificando il nome dell’autore e eliminando gli aneddoti più facilmente riconducibili al frate, come quello della tempesta. In particolare ne fu trascritta la più nota edizione pubblicata a Bologna nel 1500 dal titolo Viazo da Venezia al Sancto Iherusalem, che ebbe una diffusione enorme e venne utilizzata come guida di viaggio fino al secolo XVIII.

Panorama dal Convento di San Lucchese a Poggibonsi

Hanno frequentato il convento di San Lucchese anche San Bernardino da Siena e fra’ Giovanni d’Agnolo, detto Il Montorsoli, che fu un collaboratore di Michelangelo. Era figlio di Michele d’Agnolo da Poggibonsi.

Michelagnolo conobbe che quel giovinetto era di bellissimo ingegno e risoluto e che conduceva egli solo in un giorno quello che in due non facevano i maestri più pratici e vecchi. Così fece dare a lui fanciullo il medesimo salario che essi attempati tiravano

da Vita di Fra’ Giovanni Agnolo Montorsoli di Giorgio Vasari

Il Montorsoli collaborò con Michelangelo nella Sagrestia e Libreria di San Lorenzo e in seguito anche a Roma al sepolcro di Giulio II. Ebbe fama e ricchezza lavorando poi a Genova al servizio del principe Doria e a Messina nella realizzazione di vari monumenti e fontane fra cui la Fontana di Orione. Tornò poi nel suo monastero a Firenze devolvendo i suoi averi ai bisognosi o donandoli ai familiari.

Il Castello di Strozzavolpe, Poggibonsi

Nel Castello di Strozzavolpe, sul versante opposto delle colline poggibonsesi, ha soggiornato per diversi periodi Salvator Rosa, pittore e poeta italiano di epoca barocca, nato a Napoli nel 1615. Il Rosa fonderà con Giovan Battista Ricciardi, proprietario del Castello, l’Accademia dei Percossi, che si riuniva nella sua dimora della Croce al Trebbio a Firenze.

La peste è ormai un lontano ricordo quando soggiorna in Poggibonsi, presso il Castello di Strozzavolpe, il celebre pittore pre-romantico e dallo spirito ribelle, oltre che scrittore, Salvator Rosa… Nel 1660/1661 lo troviamo di nuovo ospite del Ricciardi a Strozzavolpe, dove trascorre momenti felici e proficui anche dal punto di vista della produzione artistica

da Poggibonsi di Franco Burresi e Mauro Minghi, 2018

lungo la Cassia nei pressi di Poggibonsi
Lungo la Via Cassia verso Firenze

Dopo la visita a Poggibonsi possiamo proseguire il giro panoramico prendendo la Via Cassia, la vecchia strada che porta a Firenze, percorso che fu molto gradito a Samuel Rogers, poeta inglese in Italia fra il 1814 e il 1815

… conventi, castelli e paesini qua e là sotto il sole pomeridiano. Percorso romantico e collinare da Poggibonsi a Barberino dove dormimmo, proprio fuori le mura, a sommo della collina

da Italian Journal di Samuel Rogers

Dirigendoci invece verso Siena, sempre nel Comune di Poggibonsi, raggiungeremo in pochi chilometri Staggia Senese, un paese circondato da mura medievali quasi intatte. Le mura vennero in parte riorganizzate da Filippo Brunelleschi nel 1431. Il castello di Staggia ha una storia affascinante ed è sempre stato di importanza strategica per la zona.

Staggia Senese, la Rocca
La Rocca di Staggia Senese

Il primo documento che ne parla risale al 29 Aprile 994. Apparteneva alla contessa Ava Zenovi dei nobili feudatari Lambardi, di origine longobarda, conosciuta anche con il nome di Contessa di Montemaggio. Passò in seguito ai Soarzi e poi ai Della Foresta, detti Franzesi, un potente casato di magnati di epoca medievale. Originari di Figline Valdarno, i Franzesi si erano notevolmente arricchiti lavorando alla corte del re di Francia Filippo IV il Bello, dei quali divennero confidenti e finanzieri. Al loro ritorno in Italia, i tre fratelli Musciatto, Albizzo e Niccolò, chiesero la cittadinanza senese e fecero del castello di Staggia la loro dimora di elezione. Questo fu il luogo in cui furono firmati importanti accordi fra personaggi potenti e trattati politici per sedare le continue guerriglie fra Firenze e Siena.

Staggia Senese, panorama dal castello
Staggia Senese, panorama dal castello

Nel 1301 Carlo di Valois, fratello del re Filippo IV e iniziatore della dinastia dei Valois, fu ospite con moglie e un seguito di conti, baroni e 500 cavalieri, nel castello di Staggia dei Franzesi. Scortato da Musciatto, giunse al castello dove risiedeva il fratello Biccio e in questo luogo ricevette gli ambasciatori fiorentini per mediare nelle guerre fra Guelfi Bianchi e Neri. Dante Alighieri ne parla con ironia nella sua Divina Commedia.

Tempo vedo io, non molto lontano da oggi, in cui un altro Carlo fuori di Francia, per far conoscer meglio sè e i suoi… senz’armi ne esce, ma solo con la lancia con cui giostrò Giuda…

dalla Divina Commedia, Purgatorio, canto XX

Staggia Senese
Staggia Senese, panorama dalla Rocca

Nel settembre 1302 il re Filippo il Bello inviò a Staggia il suo cancelliere Guglielmo di Nogaret, che insieme a Musciatto e Biccio e al nobile romano Sciarra Colonna, tramarono la congiura per il rapimento del papa Bonifacio VIII, evento passato alla storia con il nome di Schiaffo di Anagni, che in seguito porterà al periodo avignonese del papato. Essi avevano pensato di intimorire Bonifacio per costringerlo a trattare con Filippo il Bello, verso il quale il papa aveva emanato bolle di scomunica per via delle diatribe fra potere temporale e spirituale.

Il re di Francia mandò uno messere Guglielmo di Lungreto, savio chierico e sottile, con messer Musciatto Franzesi in Toscana… E arrivati al castello di Staggia, che era del detto messer Musciatto, vi stettero più tempo, mandando ambasciatori e messi e lettere e facendo venire le genti a loro di segreto

dalla Nova Cronica di Giovanni Villani, 1322

Il papa Bonifacio VIII, il cui nome era Benedetto Caetani, era stato eletto con alcune critiche dopo l’abdicazione di Celestino V, e veniva ritenuto da molti cardinali un uomo corrotto. Dante Alighieri lo citerà nei canti XIX e XXVII dell’Inferno, per poi invece paragonarlo nel Purgatorio a un Cristo umiliato e oltraggiato dal novo Pilato, cioè il re di Francia.

Il Boccaccio inserirà Musciatto Franzesi, signore di Staggia, nella prima novella della prima giornata del Decameron dedicata all’astuto mercante Ser Ciappelletto

Essendo Musciatto Franzesi ricchissimo e gran mercante in Francia cavaliere divenuto, e dovendo venire in Toscana con messer Carlo Senzaterra, fratello del re di Francia, da papa Bonifazio addomandato…

dal Decameron di Giovanni Boccaccio

Un Franzesi di Staggia, Napoleone di Antonio figlio di Niccolò, viene citato anche come persona a conoscenza dei fatti riguardanti la Congiura dei Pazzi, dal poeta umanista Angelo Poliziano nel suo Coniurationis Commentarium, il resoconto sull’agguato ai fratelli Lorenzo e Giuliano de’ Medici, avvenuto nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore il 26 Aprile 1478.

Inoltre un cliente di Guglielmo (dei Pazzi, marito di Bianca, sorella di Lorenzo e Giuliano Medici), Napoleone Franzesi, aveva assunto un ruolo non irrilevante in questa impresa

da Coniurationis Commentarium di Angelo Poliziano

La Rocca di Staggia
La Rocca di Staggia Senese
Le mura di Staggia Senese
Le mura di Staggia

La Rocca di Staggia ospita eventi, spazi interattivi e mostre d’arte contemporanea ed è visitabile con guida su prenotazione.

Sempre a Staggia, nel museo adiacente la Chiesa di Santa Maria Assunta, è conservata la Pala di Antonio del Pollaiolo raffigurante Maria Egiziaca comunicata dagli Angeli, da molti ritenuta il suo capolavoro. Attualmente il dipinto è in restauro e il piccolo museo è temporaneamente chiuso.

Piazza dei Priori, Volterra
Volterra, Piazza dei Priori

Spingendosi un po’ più lontano, sempre nei dintorni di San Gimignano, si trovano molti famosi luoghi da vedere. Raggiungibile in mezz’ora circa c’è Volterra, città dal glorioso passato etrusco e importante centro storico medievale. Nelle mura che la circondano, si trova una fra le porte ad arco più antiche del mondo. E’ stata costruita intorno al IV secolo a.C. con materiali vari fra i quali tufo e arenaria.

Volterra era una delle dodici città facenti parte della Dodecapoli, l’alleanza fra le più potenti città-stato etrusche. Fra queste c’era anche Populonia, sulla costa.

Golfo di Baratti, strada per Populonia
Golfo di Baratti, strada per Populonia

Per visitare Populonia, dobbiamo prendere per San Vincenzo e da qui verso il Golfo di Baratti, lungo la Strada della Principessa, una lunga via costeggiata da pinete sul mare. Il paesaggio dal promontorio è bellissimo, ne vale la pena.

Siena, Piazza del campo

Se siamo a San Gimignano dobbiamo senza dubbio visitare Siena, la città del Palio, piena di angoli suggestivi e tradizioni secolari.

Siena è raggiungibile in soli 15 minuti dalla superstrada che parte da Poggibonsi.

Monteriggioni (Siena)
Monteriggioni (Siena)

A metà percorso possiamo fermarci a Monteriggioni, un piccolo villaggio che Dante Alighieri paragonò a una corona nella sua Divina Commedia.Monteriggion di torri si corona…” E proprio come una corona la cerchia tonda delle mura ci appare sopra un colle offrendoci una visione molto suggestiva. 

monteriggioni interno mura
Monteriggioni

Il piccolo borgo, costruito sui resti di insediamenti longobardi, è citato nei documenti storici già nel 1126. Il forte, come lo vediamo oggi, fu edificato nel 1213 dal governo senese. Lo scopo era quello di fare da roccaforte nelle continue guerre contro Firenze.

Resistendo ai numerosi attacchi, anche le mura medievali di Monteriggioni sono rimaste sostanzialmente intatte e si possono visitare attraverso un camminamento dal quale possiamo godere della bellezza del paesaggio circostante.

Monteriggioni, la piazza

L’interno del villaggio è occupato da una grande piazza. Al centro si trova la pieve di Santa Maria Assunta, terminata nel 1235. Gli edifici sono semplici e di struttura popolare. Nel borgo ci sono alcuni affittacamere e qualche ristorante dove provare la cucina toscana.

Via Francigena monteriggioni badia a isola
Campagna intorno a Monteriggioni

Ai piedi di Monteriggioni, inglobata al centro di un borghetto, c’è l’antica abbazia di Badia a Isola, che era sede di un monastero già in epoca longobarda. Fu fondata dalla contessa di Staggia Ava dei Lambardi e costituiva un’importante tappa per i pellegrini sulla Via Francigena.

Colle Val d'Elsa, centro storico
Colle Val d’Elsa, centro storico

A soli 7 chilometri da San Gimignano è da vedere Colle Val d’Elsa, la cittadina che nella sua Cattedrale conserva un Sacro Chiodo della Croce.

Molto panoramico e caratteristico anche un percorso nel Chianti, celebre zona famosa per il vino e la bellezza dei paesaggi. Se poi vogliamo spingerci un po’ più a sud è consigliabile la visita a Pienza, cittadina Patrimonio Unesco dal 1996.

Panorama sul Monte Amiata da Pienza
Panorama sul Monte Amiata da Pienza

Da San Gimignano in un’ora circa è possibile anche raggiungere Pisa. Si possono percorrere panoramiche strade secondarie (dalla direzione nord prendere per Castelfalfi), oppure sempre da nord scendere verso la Firenze-Pisa-Livorno.

Pisa, Lungarni
Pisa, Lungarni

Per una romantica serata di atmosfera andiamo invece a Certaldo, il delizioso borgo del Boccaccio a soli 15 km da San Gimignano.

Certaldo alta, centro medievale
Certaldo alta, centro medievale