Comacchio si trova in Emilia-Romagna, nel territorio dove il fiume Po incontra il Mare Adriatico.
Il paesaggio è particolare: lagune salmastre, canneti e paludi di acqua dolce si alternano nell’ampio delta del fiume, che dopo aver attraversato in orizzontale l’Italia percorrendo più di 650 km, sfocia nel mare formando molte diramazioni.
Il paese è carino, con bei canali costeggiati da case dipinte che lo fanno assomigliare a un sestiere di Venezia.
Fino al XIX secolo Comacchio era una città lagunare, isolata, sorta dove si trovava l’antica località di Spina, un fiorente porto per i commerci con la Grecia. Solo nel 1840 la cittadina fu unita alla terraferma da due strade: una per Ferrara, l’altra per Ravenna, l’importante capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
Il Trepponti è il simbolo di Comacchio. Fu ideato nel 1634 dall’architetto Luca Danesi per la ristrutturazione della città voluta dalla Santa Sede.
E’ formato da 5 scalinate che sovrastano 5 arcate facenti parte di un’unica volta. La pavimentazione è in pietra d’Istria, le torrette di guardia e i pilastri furono aggiunti successivamente. Il Ponte Pentarco, così chiamato dal Danesi, era la porta d’ingresso alla città. Sovrasta un canale artificiale che fu creato nello stesso periodo per poter collegare Comacchio al Porto di Magnavacca, oggi Porto Garibaldi, in modo da permettere un agevole sbocco al mare. Sul ponte si trovano due lapidi che riportano i versi riguardanti la pesca a Comacchio: sono di Torquato Tasso e Ludovico Ariosto, due grandi scrittori entrambi alla corte degli Estensi, la famiglia dominatrice della zona fino al 1598, quando tutto il Ducato di Ferrara passò alla Camera Apostolica, che lo possedeva precedentemente.
Come il pesce colà dove impaluda, nei seni di Comacchio il nostro mare, fugge dall’onda impetuosa e cruda cercando in placide acque ove riparare e vien che da se stesso ei si rinchiuda
da Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, canto VII, anno 1581
E la città che in mezzo alle pescose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitano le genti desiderose che il mare si turbi e siano i venti atroci
da Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, canto III, anno 1546
Data l’importanza della secolare storia di Comacchio, accade che spesso durante lavori di bonifica o di manutenzione delle lagune, emergano reperti interessanti. Alcuni anni fa, nel corso di lavori di drenaggio nelle Valli, fu trovato il relitto di una nave di epoca augustea, ancora piena del suo carico di merci. Gli interessanti reperti sono esposti nel Museo Delta Antico, costituito in un grande palazzo neoclassico, noto come Vecchio Ospedale. Di fronte si trova il Palazzo Bellini, sorto sul primario magazzino per la marinatura del pesce.
Il Ponte degli Sbirri o delle Carceri collega le due sponde principali del canale maggiore. Fa parte della ristrutturazione alla città voluta dai cardinali. Si trova all’incrocio fra il Canale del Vescovo, quello della Pescheria e del Vecchio Ospedale. E’ composto da tre ponti in mattoni e punti chiave in pietra d’Istria, come la maggior parte dei ponti della città.
Ripercorrendo la storia della cittadina, dopo la caduta dell’Impero Romano, Comacchio subì l’assedio degli Ostrogoti, dei Bizantini e dei Longobardi, i quali la donarono ai monaci di San Colombano, che ne fecero il loro porto fluviale. Fu poi la nemica di Venezia, con cui si contendeva il monopolio nel commercio del sale.
La Repubblica della Serenissima saccheggiò più volte il villaggio, fino a quando questo passò sotto la protezione degli Estensi di Ferrara, con i quali rimase fino all’estinzione della famiglia, periodo in cui tornò di nuovo allo Stato Pontificio.
I periodi di maggior splendore furono i secoli XVII e XVIII, quando sotto la giurisdizione della Camera Apostolica, che amministrava la città attraverso un cardinale Legato residente a Ferrara, furono creati i famosi ponti, i palazzi vescovili e diverse parrocchie. In particolare fu il cardinale Giovan Battista Pallotta, Legato dal 1631 al 1634, che attuò un vasto programma per migliorare la navigabilità nei canali interni e favorire le condizioni di vita dei cittadini, attraverso stazioni di pesca in muratura, nuovi canali e il riordino dei quartieri.
Fra i monumenti di rilievo a Comacchio troviamo la Torre civica e la Loggia dei Mercanti del Grano, punto di ritrovo del centro storico, oggi di proprietà privata, costruita anche questa durante la renovatio urbis pontificia del XVII secolo.
Proseguendo lungo Corso Mazzini arriveremo al grande Duomo e al Loggiato dei Cappuccini, composto da ben 142 archi e colonne. Fu edificato nel 1647 per collegare il Santuario di Santa Maria in Aula Regia con le ultime case della cittadina.
A metà del Loggiato si trova l’ingresso alla Manifattura dei Marinati, l’antico laboratorio per la marinatura delle anguille, il prodotto tipico di Comacchio. La fabbrica-museo usa gli stessi procedimenti dei tempi passati: i dodici camini sono stati ripristinati e sono ancora funzionanti nei mesi da Ottobre a Dicembre.
Una gita in esplorazione del Delta del Po è un’escursione da fare se ci troviamo a Comacchio. Il Parco del Delta fa parte dei Patrimoni Unesco dal 1999. Si possono visitare le Valli e le Saline, altra grande ricchezza del luogo insieme al pesce e la cacciagione.
Il fiume Po a Volano forma l’oasi Foce di Volano, riserva creata nel 1977 caratterizzata da arenili, pinete e foreste di lecci. L’allora molto più esteso bosco della Mesola rappresentava con Goro, uno scalo essenziale per i traffici dell’entroterra; inoltre diverse fabbriche e grandi depositi vi erano stati costruiti negli ultimi decenni del XVIII secolo.
Mesola, che fin dal 1785 era divenuta porto franco, per patti intercorsi tra l’imperatore d’Austria e lo Stato Pontificio, tornò nuovamente sotto il governo austriaco: lo stato di fatto viene ratificato dal trattato di Vienna e l’Amministrazione delle valli venne affidata alla Sede Apostolica. Nei patti di quell’anno (1813 – 15), intercorsi tra la S.Sede e l’imperatore d’Austria, si stabiliva, tra l’altro, che fossero i fiumi a marcare i confini degli Stati.
da Storia di Comacchio di Diego Maestri, 1978
Le condizioni dei cittadini erano come al solito pessime e spesso essi provvedevano al loro sostentamento con la cosiddetta compensazione, come spiega la relazione del frate D.Concina, scritta nella prima metà del XVIII secolo.
I pescatori esagerano la meschinità di questo loro stipendio, non affatto sufficiente al sostentamento delle loro famiglie; e con queste importanti ragioni contendono essere loro leciti la compensazione… “Tutto l’intero anno, giorno e notte sudiamo per lavorare, risarcire e custodire queste valli. Noi siamo ignari di altre arti. Gli affittaiuoli o Gabellieri, tratti dall’avarizia e dal fasto offrono al Principe grossa somma di denaro… essi in un baleno si fanno ricchi, vivono splendidamente… Chi alimenterà, chi vestirà i nostri figlioli, le mogli, le famiglie… E perciò con la libertà figlia della necessità siamo costretti ad accettare il tassato stipendio, ma sempre con l’intenzione di compensarci occultamente… E così noi tutti ogni anno pigliamo pesce pel valore di 12 scudi e qualche volta di più e lo vendiamo a minor prezzo…” Queste sono le ragioni che adducono i pescatori di Comacchio.
da Storia di Comacchio di Diego Maestri, 1978
Ancora oggi si possono visitare alcuni casoni da pesca. Per la nostra esplorazione turistica nelle Valli, da Porto Garibaldi possiamo prendere la motonave in partenza tutte le mattine, oppure possiamo partire dalla Stazione Foce a 4 km da Comacchio. Da qui, tra terre paludose e specchi d’acqua popolati da decine di fenicotteri, vengono organizzate diverse escursioni comprese le visite ai casoni, che dal 1600 sostituirono i capanni in legno per migliorare le condizioni di vita dei pescatori. Qui risiedevano i vallanti che in questi luoghi iniziavano il ciclo di lavorazione del pesce, la cui marinatura veniva completata nella manifattura – fabbrica in città. I Casoni sono circondati dai lavorieri, le palizzate in legno che attraverso un ingegnoso sistema riuscivano a catturare e selezionare il pesce.
Altre escursioni sono prenotabili dalla zona di Volano, dove fra canneti e paludi, c’è il Centro Visite Canneviè, che organizza gite in battello, battute di pesca sportiva e birdwatching.
Più a nord, sempre nel Parco del Delta, si trova la località detta Taglio di Po, dal nome di una grande opera idraulica realizzata dalla Repubblica di Venezia nel 1600. Attraverso le modifiche del corso del fiume, che fu deviato verso sud, si impedì infatti il progressivo insabbiamento della laguna di Venezia. La grandiosa opera, che era sempre stata osteggiata dagli Estensi, venne fatta approvare alla Santa Sede, anche se fu continuamente motivo di controversie.
Nel contesto naturalistico delle Valli del Delta è da vedere l’Abbazia di Pomposa, capolavoro di arte romanica e importante centro monastico benedettino. Nel medioevo era infatti uno dei centri di spiritualità e cultura più importanti del mondo.
Costruita fra il 751 e l’874 la chiesa fu successivamente ampliata e consacrata nel 1026. Il campanile presenta monofore, bifore, trifore e quadrifore, in modo da alleggerire il peso della muratura verso l’alto e consentirne la stabilità. Il primo insediamento di monaci sembra risalire al VI secolo. Dall’XI secolo iniziò comunque la fioritura del luogo, soprattutto durante il periodo di Guido d’Arezzo, quando priore era e il monaco Martino e abate Guido degli Strambiati, tutti monaci grandi appassionati e innovatori musicali.
All’inizio del Medioevo il monastero di Pomposa si trovava in mezzo alle acque, sull’Isola Pomposiana, che era delimitata da due rami del Po e protetta dal Mare Adriatico. Era affiancata dall’Isola di Volano, rifugio prediletto dagli eremiti.
Pur mantenendo una certa autonomia, la famiglia degli Estensi riuscirà poi ad ottenere il controllo diretto dell’abbazia dal XV secolo, periodo in cui iniziò la sua decadenza, anche a causa del diffondersi della malaria.
Nel settecento, in seguito alle modifiche napoleoniche, il complesso sacro fu acquistato dal conte Alessandro Guiccioli di Ravenna.
Il disinvolto conte fu nominato delegato di Ferrara presso il Direttorio di Parigi, e nel 1797 Napoleone lo destinò a presiedere l’Amministrazione Centrale dell’Emilia. Con questo incarico procedette alla vendita dei beni demaniali e approfittò della situazione acquistando per sè, e a prezzi irrisori, diversi possedimenti confiscati ad abbazie, monasteri e chiese.
da Byron e Teresa, l’amore italiano, di Natale Graziani, 1995
Il libertino e spregiudicato conte fu il marito di 37 anni più anziano, della giovane Teresa Gamba Guiccioli, che ebbe come cavalier servente niente di meno che il celebre Lord Byron. Teresa fu l’ultimo grande amore di Byron; i due si incontrarono spesso presso Taglio di Po, nella grande villa chiamata Ca’ Zen, dove il poeta scrisse i versi chiamati appunto Stanzas to the Po
Fiume che scorri presso le antiche mura, dove dimora la donna del mio amore… Tu tendi selvaggiamente verso l’essenziale e io ad amar qualcuno che non dovrei amare
In una lettera inviata all’amico editore John Murray, il Byron scrive:
Caro Murray, mi chiedete un libro sul comportamento e i costumi in Italia: forse io sono in grado di saperne di più della maggior parte dei miei connazionali, perchè sono vissuto tra gli Italiani e in zone del paese dove nessun inglese era mai passato prima di me (mi riferisco alla Romagna, e a questa città in particolare), ma ci sono diverse ragioni per cui preferisco non affrontare tale argomento in una pubblicazione. Sono vissuto nelle loro case, in seno alle loro famiglie, talvolta come “amico di casa” e altre “come amico di cuore” della Dama, e in nessuno dei casi mi sento autorizzato a ricavarne un libro. La loro morale non è la vostra morale, la loro vita non è la vostra vita, e voi non la capireste: non è inglese, nè francese, nè tedesca (che sarebbe ancora comprensibile); l’educazione in convento, l’istituzione del cavalier sevente, il modo di pensare e di comportarsi… un popolo a un tempo sobrio e dissoluto, fondamentalmente serissimo ma pronto alle esibizioni più sfrenate nei momenti di allegria…
Ravenna, 21 Febbraio 1820
dal testo Grand Tour Italia, Rotazione e Rivoluzione editore, 1989
Per le autorità austriache, pontificie e del Granducato di Toscana, il Lord inglese era un pericoloso libero pensatore, uno da sorvegliare, e non credevano che fosse venuto a Bologna unicamente per amore della Guiccioli.
Così più di un governo gli aveva messo alle costole le proprie spie le quali, avvalendosi di confidenti locali e interrogando servitori e vicini, stilavano e facevano pervenire tendenziosi rapporti.
“Conosco i Romantici, questi compongono una sétta che ha per scopo di rovinare la nostra letteratura, la nostra politica, la nostra Patria. Lord Byron ne è certamente un campione“
da Byron e Teresa, l’amore italiano, di Natale Graziani, 1995
Niente di più sbagliato, i Romantici amavano l’Italia, la sua cultura, la sua arte e letteratura e Byron, così come Goethe e molti altri, ne furono aperti ammiratori.
Intanto le società segrete affrettavano i preparativi della rivolta contro il potere assoluto del Papa. Una delle sétte, la “Società dei Cacciatori Americani” (i “Mericani“) aveva scelto Byron come capo onorario in riconoscimento alla sua autorità morale tra i liberali.
I Mericani, di cui mi dicono capo, vuol dire gli “Americani”, che è il nome dato in Romagna a una parte dei Carbonari, cioè alla parte popolare, alle truppe dei Carbonari. In origine erano una società di cacciatori della foresta, oggi comprendono parecchie migliaia di unità
da una lettera di Byron, a John Murray
Per un’uscita serale nella zona delle valli di Comacchio è da consigliare la bella località di Lido degli Estensi, dove nei fine settimana primaverili ed estivi, il Corso Carducci si anima di gente in giro per caffè e negozi. Nei dopo-cena sono allestiti mercatini e aste di antiquariato. Lido degli Estensi si trova in una pineta praticamente attaccata a Porto Garibaldi, la cittadina più antica sulla costa, sul cui canale, stanziano i pescherecci di ritorno dall’Adriatico.
L’offerta gastronomica nella zona è ottima. Le friggitorie e i numerosi ristoranti dei Lidi Ferraresi propongono pesce e piatti di cucina regionale a base di cozze, vongole e gamberetti. A Comacchio molti ristoranti si trovano in bella posizione sui canali o in romantici cortili e terrazzini.
Le molte piste ciclabili rendono le località perfette per le escursioni con le biciclette, che si possono noleggiare per andare liberamente alla scoperta del territorio.
Sono da visitare, Ferrara, regno della famiglia Este, e Ravenna, l’antica capitale dell’Impero romano d’Occidente. Entrambe le città fanno parte del Patrimonio Unesco. Non molto distante c’è Venezia, imperdibile per chi rimane più di una notte.