Dall’alto di un monte di arenaria, Montelaterone domina un paesaggio bellissimo: il massiccio del Monte Amiata si staglia imponente proprio lì davanti, mentre in basso i torrenti Ente e Zancona attraversano piccoli borghi e uliveti fino ad arrivare nelle Valli dell’Orcia, Patrimonio dell’Umanità dal 2004.
Montelaterone conserva il fascino autentico della storia. Non ancora intaccato dal turismo, dalla modernità e dalle eccessive ristrutturazioni, è rimasto com’era secoli fa, con i piccoli e imperfetti aggiustamenti fatti dalla gente che negli anni vi ha abitato.
In queste antiche case vivevano ragazze dal nome poetico come Verdemese, Criseide, Biancanovella e poi c’erano Zefiro, Coriolano, Ulisse… nomi importanti rimasti scritti nei secolari atti notarili della comunità. Sembra sia stato il parroco del paese ad invitare gli abitanti a dare ai figli un nome originale, così che potessero tramandare il ricordo dei poemi cavallereschi e omerici.
Non si viaggia con l’auto a Montelaterone, il paese è un intrico di vicoli in ripido pendio, fra stretti passaggi e case di pietra con le finestre minuscole e le pareti annerite.
I segni dei tempi antichi sono nascosti negli angoli, in cima alle scalette, fra le case con le finestre chiuse e i portali rimaneggiati alla meglio.
Fra l’uno e l’altro vicolo si intravedono le valli verdeggianti, di quella splendida natura amiatina che è tutelata da molte Riserve Naturali.
In inverno il vento soffia forte, l’odore di fumo e di castagne arrosto esce dai piccoli camini sui tetti dei pochi abitanti che ancora vivono in questo posto. L’aspetto generale è di forte impatto suggestivo, anche per la posizione paesaggistica. I vicoli si susseguono a destra e a sinistra intrecciandosi come in un labirinto, fino a giungere alla sommità del monte.
Orientarsi non è facile inizialmente: potremo anche perderci percorrendo quelle vecchie strade. Via dei Ciliegi, Via delle Noci, Via di Mezzo, ci condurranno un po’ faticosamente nel punto più alto del paese, dove si trova la Roccaccia, i resti del Cassero edificato dai Senesi nel 1262.
I soldati di Siena vissero in questa fortezza dopo la conquista del paese. I rapporti con la popolazione furono inizialmente burrascosi, ma in seguito riuscirono a stabilire accordi attraverso il pagamento di tributi annuali alla Repubblica.
Uno dei primi atti fu ratificato nel 1254 da 131 abitanti riuniti davanti alla chiesa di San Clemente. Essi si impegnarono ad osservarlo in cambio della protezione e del reciproco rispetto
“di nostro proprio sentimento e spontanea volontà, ratifichiamo, approviamo e ad uno ad uno confermiamo i contratti fatti una volta dai nostri antecessori al Comune e ai Governanti di Siena”
Nell’alto medioevo a Montelaterone dominavano i frati di Abbadia San Salvatore. L’imperatore Lotario aveva concesso loro un convento a Monticlo, più in basso, nell’attuale zona di Case Rosse Benedettini.
Ancora più giù, nella valle, c’era la Pieve di Lamula, un antichissimo battistero.
Lamula è stata un importante luogo di ritrovo delle genti amiatine fin da epoche lontanissime: è documentata dal periodo longobardo in avanti (VI/VII secolo d.C.) ma ci sono tracce del passaggio anche delle civiltà etrusche e romane.
A Lamula ogni Sabato si svolgeva un mercato nel quale si barattavano oggetti, cereali, verdura e attrezzi da lavoro. Nell’Archivio di Siena sono presenti molti trattati che lo ricordano. Il piccolo borgo di Lamula fu incendiato durante l’assedio dei Senesi nel XIII secolo, ma la chiesa venne subito ricostruita. L’armoniosa pieve è circondata da bei castagni, alberi molto diffusi nella zona e fondamentali per l’economia amiatina.
All’interno dell’edificio ci sono pilastri e capitelli tipici dell’ultimo romanico e una scultura di legno dorato raffigurante una Madonna col Bambino attribuita a Domenico di Niccolò dei Cori (anno 1363 circa).
Nei documenti storici il Castrum di Montelaterone fa la sua comparsa nel 1004 e probabilmente esisteva già da tempo. In quella data i monaci decisero di fortificare quel colle impervio e scosceso, per riunire sotto la loro protezione i contadini e i boscaioli della zona.
I conti Aldobrandeschi, che avevano i loro castelli a Santa Fiora, a Sovana e nel vicino Arcidosso, erano infatti sempre pronti a imperversare in quell’ambìto territorio. E poi c’era la Repubblica di Siena, che si stava espandendo verso sud grazie all’audacia degli eserciti di Guidoriccio da Fogliano.
Secondo gli Statuti conservati nell’Archivio di Stato di Siena, all’inizio del 1400 Montelaterone era capoluogo podestarile e veniva definito tra le migliori terre dell’Amiata, un borgo fiorente nella produzione di vino e calzature.
C’erano “30 buttighe o più , massime di calzolari che fornivano tutta quella montagna”
Oggi a Montelaterone non troverete bar, negozi o locande; ci sono solo un bazar che vende un po’ di tutto e un paio di affittacamere qua e là.
Se passate per il Monte Amiata è consigliabile una camminata all’interno di questo intricato e affascinante paesino toscano. E’ un posto suggestivo, in una Toscana ancora inesplorata e bellissima.
Montelaterone ben si presta a rappresentare la poesia di Eugenio Montale che fu scritta proprio da uno dei paesi che circondano il Monte Amiata. E magari si trattava proprio di Montelaterone.
“.. La stanza ha travature tarlate ed un sentore di meloni penetra dall’assito. Le fumate morbide che risalgono la valle d’elfi e di funghi fino al cono diafano della cima, m’intorbidano i vetri, e ti scrivo da qui, da questo tavolo remoto, dalla cellula di miele lanciata nello spazio, e le gabbie coperte, il focolare dove i marroni esplodono… Fuori piove.. “
da “Notizie dall’Amiata” di Eugenio Montale