Francoforte è una città moderna ma dall’anima romantica. Qui infatti nel 1749 è nato il poeta tedesco per eccellenza, Johann Wolfgang Goethe, che con un gruppo di amici, diede avvio inconsapevolmente, a quel movimento che fu detto Sturm und Drang, la scintilla che portò al Romanticismo.
Ispirati da Rousseau, Shakespeare e dal Decamerone del certaldese Giovanni Boccaccio, questo gruppo di infuocati amici di svariate età ed estrazioni sociali, spesso in contrasto fra loro per i diversi caratteri e i geniali talenti, esprimevano in cronache, lettere e romanzi, i loro turbamenti e i pensieri, analizzando le sensazioni e spesso esorcizzandole in modo burlesco o fintamente tragico. C’era stato poi il movimento intrapreso dal pedagogo Johannes Sturm, che nelle scuole di Strasburgo nel XVI secolo, si riproponeva di dirigere l’aspirazione di tutti gli studenti verso Dio, per sviluppare in ognuno i propri talenti e renderli cittadini utili alla comunità.
Anche Lavater, pur essendo più anziano di noi, fu preda di quel culto della libertà e della natura che all’epoca lusingò tutti: come se ogni individuo avesse in sé sufficiente materiale e sostanza, e dovesse, senza strumenti esterni, solo trovare il modo di esprimerli… Quando intendevamo discutere di questioni intellettuali o faccende sentimentali, ci staccavamo dal gruppo, perché visti i vari modi di pensare era già difficile capirsi in pochi…
Da Poesia e Verità di J.W.Goethe
La città di Francoforte ben rappresenta il movimento dello Sturm und Drang: i suoi aspetti contrastanti e indipendenti, i grattacieli che sbucano dietro il tetto degli edifici antichi, i lampioncini di ferro battuto e i fari luminescenti, i parchi all’inglese e la tramvia, e poi quel fiume, il Meno, con le rive così animate e le barche che passano trasportando container, tutto contribuisce a rendere Francoforte una metropoli suggestiva, molto simile a Manhattan in alcuni angoli.
Pesantemente devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la città ha saputo risorgere e reinventarsi, per diventare un luogo fortemente cosmopolita e stimolante.
Il centro è piccolo e concentrato nelle due zone: la City, con i grattacieli, e il Römerberg, quello che resta della vecchia Francoforte prima della guerra.
La storia è importante: a Francoforte è stato eletto il primo re tedesco, Federico Barbarossa, e nella Chiesa di San Paolo, il 18 Maggio 1848, si è riunito il primo parlamento tedesco liberamente eletto.
Nel 1356 la legge imperiale detta Golden Bulle (Bolla d’oro) confermò Francoforte come luogo di elezione dei re. Fino alla fine del Sacro Romano Impero, nel Duomo imperiale di San Bartolomeo (Kaiserdom), furono incoronati ben 33 fra i 52 re ed imperatori tedeschi.
Francoforte sorge vicino al Meno, importante per le frequenti fiere e per il fatto che vi si tiene l’elezione imperiale. Qui infatti si riuniscono, durante la vacanza dell’Impero, gli Elettori tedeschi e, chiusi nel palazzo di città, eleggono l’imperatore, benchè non lo chiamino imperatore prima dell’incoronazione che avviene a Roma
da I Commentarii di Papa Pio II Piccolomini, 1462
L’entrata in Francoforte di sovrani e principi suscitava l’ammirazione e l’ironia nel gruppo degli scanzonati amici dello Sturm und Drang
Ricordo le loro sfarzose cappe di ermellino rosso, che di solito ammiravamo nei quadri, all’aria aperta ci sembravano molto romantiche… Noi giovani ci accontentavamo di quanto avevamo davanti agli occhi, tutto ci pareva molto bello…
Bisognava osservare con molta attenzione per relazionare a casa, ma anche per scrivere qualche breve componimento, come mio padre e il signor Königsthal avevano concordato, per farci fare esercizio e essere a loro volta informati… Il mio unico obiettivo comunque era comprendere tutto per spiegare a lei, Gretchen… Solitamente ero troppo vivace o troppo sulle mie, di me si pensava che avessi sì delle potenzialità, ma che allo stesso tempo fossi bizzarro.
“Ho letto ad alcuni compagni i versi che mi hai dato di recente, e nessuno ci crede quando dico che li hai scritti tu” “Non ti preoccupare” risposi “noi li scriviamo, ci divertiamo e gli altri dicano e facciano quello che vogliono”
da Poesia e Verità di J.W.Goethe
Qualcuno del gruppo, come Johann Kaspar Lavater, trascriveva le proprie impressioni in modo decisamente azzardato
Nessuno si spinse tanto in là quanto Lavater e i suoi emuli… L’ingresso dell’Anticristo nella parafrasi poetica dell’Apocalisse di Giovanni, riprendeva passo dopo passo, personaggio dopo personaggio, l’ingresso in Francoforte del principe elettore di Magonza, al punto che non mancavano nemmeno le nappe sulle teste dei cavalli isabella. Ci si proponeva di avvicinare i miti dell’Antico e Nuovo Testamento alla nostra immaginazione e al nostro sentire, travestendoli in senso moderno…
J.W.Goethe, Poesia e verità
Durante queste manifestazioni, la piazzetta del Römerberg accoglieva i sovrani in uscita dal Duomo. Le varie personalità sfilavano in corteo fino ad entrare nel Römer, il municipio, dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
Nel libro Poesia e Verità Goethe descrive minuziosamente queste manifestazioni, così come farà con quelle tenutosi a Strasburgo, dove si era recato per gli studi.
Purtroppo è rimasto poco della Francoforte dell’epoca, ma le chiese o gli edifici più rappresentativi sono comunque stati ristrutturati o ricostruiti in modo identico a com’erano prima degli eventi bellici.
A Francoforte si trovano magnifici templi dedicati al nome di Dio e egregie case di cittadini, anche se la maggior parte è costruita di legno. I tetti sono fatti interamente di una pietra sottilissima del colore del piombo, che dalle nostre parti si chiama lavagna, in piccole scaglie connesse le une alle altre così da parere squame di pesce, che rilucono al sole con mirabile splendore… Il fiume, che dà in abbondanza pesci e soprattutto anguille, confluisce nel Reno di fronte a Magonza.
da I Commentarii di Papa Pio II Piccolomini, 1462
Anche la casa di Goethe, quasi totalmente distrutta dai bombardamenti, venne immediatamente ricostruita. Visitandola possiamo avere un’idea di come viveva una famiglia benestante nella Francoforte del 1700.
Il nonno di Goethe, uomo politico e podestà della città, acquistò la casa che allora si trovava un po’ fuori le mura. Dalle finestre degli ultimi piani si scorgeva la pianura che si estendeva verso Höchst
Era lì che in estate abitualmente studiavo e attendevo i temporali; e quando tramontava proprio davanti alle finestre, non riuscivo a staccare gli occhi dal sole…
Ed era in quelle anticamere e nelle stanze del sottotetto che Wolfgang e la sorellina Cornelia aiutavano il padre ad allevare i bachi da seta, oppure giocavano con il teatrino delle marionette regalato loro dall’amata nonna, e sempre lì, in quello scrittoio, Goethe produsse i primi famosi componimenti.
Come descrive nella sua autobiografia, certe volte, per il principio pedagogico allora in voga di debellare in loro ogni paura, i bambini venivano fatti dormire da soli nelle stanze più remote della casa
Chi potrà mai affrancarsi dalla paura se lo si schiaccia fra istanze spaventevoli?
Più avanti lo scrittore riuscirà a vincere i propri incubi interiori avvicinandosi in modo graduale e deciso a ciò che lo intimoriva
Ero ancora preda di una certa irritabilità che spesso turbava il mio equilibrio. Non sopportavo i rumori troppo forti, temi riguardanti le malattie suscitavano in me ribrezzo… A spaventarmi poi erano soprattutto i capogiri di cui soffrivo… Cercai di trovare un rimedio e decisi di andare per le spicce…Camminavo accanto alle moltitudini dei tamburi… salivo tutto solo sulla guglia della cattedrale… mi inflissi queste paure e questi tormenti fino a quando quelle sensazioni cessarono di turbarmi
J.W.Goethe, da Poesia e Verità
All’interno della graziosa casa di Francoforte sul Meno trovavano posto i vari souvenir e le vedute di Roma portate dal viaggio in Italia del padre di Wolfgang, Johann Caspar Goethe. Queste immagini, insieme ai racconti appassionanti di Caspar, esercitarono un profondo effetto sul poeta, il quale volle raggiungere a sua volta l’Italia nel 1786, un viaggio che gli diede nuovi stimoli e motivazioni.
Per esplorare la città di Francoforte, potremo prendere come punto focale il bel ponte pedonale Eiserner Steg, dal quale la vista sullo skyline è davvero impressionante. Si trova subito nelle vicinanze della piazza principale del Römerberg, ed unisce il centro storico con la zona detta Sachsenhausen, dove lungo la riva sono allineati alcuni musei sistemati in ville borghesi del XIX secolo.
Il ponte fu voluto e finanziato dai cittadini e venne inaugurato nel 1867. Nel quartiere Sachsanhausen, oltre alle vecchie ville signorili lungo le rive, troverete nelle vie dell’interno, qualche tipica casa a traliccio che ospita le osterie dove provare l’Apfelwein, il famoso sidro di mele di Francoforte celebre dai tempi di Carlo Magno.
Il sidro viene servito in brocche smaltate di colore grigio blu, dette Bembel. Si gusta di solito con salsicce, formaggi, cipolle e piatti a base di maiale.
Per chi ama le casette a traliccio è consigliabile raggiungere Höchst, alla periferia di Francoforte, praticamente il capolinea della tranvia n.11.
Una volta giunti sul posto, camminando lungo il fiume, si raggiunge facilmente la parte vecchia del villaggio, dove avremo la possibilità di osservare un autentico paese del XVIII secolo. Ci sono il castello e intorno le casine dove viveva la gente del popolo. Sono molte e ben conservate; si estendono per i vicoli fino alla chiesa medievale di S. Justinuskirche.
A Höchst si recava spesso anche il Viandante, soprannome dato a Goethe dagli amici di gioventù.
Fra le gite più innocenti e allo stesso tempo più spassose c’erano quelle sui barconi per Höchst, che portavano persone e merci ai mercati: salivamo e iniziavamo a osservare gli strani passeggeri, mettendoci a chiacchierare con questo o con quello, in tono ora scherzoso ora canzonatorio. A Höchst scendevamo. In una locanda c’era una tavola apparecchiata di tutto punto, dove i passeggeri più distinti desinavano insieme. Dopo aver pranzato tornavamo a Francoforte, avendo fatto in compagnia di molte persone, la più economica delle escursioni.
J.W.Goethe
A Francoforte sul Meno, vicino alle facciate a specchio dei grattacieli, si trovano ancora alcuni dei vecchi edifici, come la Hauptwache, una stazione di polizia del 1729 o Casa Wertheim, costruita intorno al 1600.
Nella Opernplatz, la bella costruzione ottocentesca del Teatro dell’Opera è suggestivamente circondata da un parco e dagli altissimi grattacieli.
Sul finale della piazza, dietro il teatro, si raggiunge facilmente il Palazzo della Borsa, che ha all’esterno le sculture del toro e dell’orso, simboli dei rialzi e ribassi del mercato. La Borsa di Francoforte, nata nel 1585, è la seconda più importante d’Europa, dopo quella di Parigi.
Nel 1993 Francoforte venne eletta come sede della Banca Centrale Europea, da allora molti grattacieli furono costruiti e molti ancora sono in costruzione, tanto da rendere la città assai simile al New York di Manhattan, con molte zone verdi e parchi che circondano le grigie costruzioni.
A Francoforte si trovano i più alti grattacieli di Germania: su 15 edifici che superano i 150 metri, 14 si trovano a Francoforte. I più vecchi sono stati costruiti intorno agli anni ’70. Da questo deriva il soprannome della città: Mainhattan, dal Main, il nome del fiume.
Francoforte è un posto da vedere e valorizzare: le case decorate del Römer, i parchi e i grattacieli, il bel viale ottocentesco dalla stazione, lo skyline dal ponte Eiserner, sono tutte immagini suggestive e indimenticabili.
Ovunque volgessi lo sguardo scorgevo un quadro, e ciò che mi colpiva, che mi dava piacere, volevo poi fissarlo… Decisi caparbiamente di iniziare a riprodurre in disegni quanto si presentava ai miei occhi. Essendo ancora questa l’unica maniera che avevo di esprimermi, mi ci applicai con una caparbietà, addirittura con una tetraggine tale, che continuavo a lavorare con tanto maggiore zelo, quanto minori erano i risultati ottenuti…
Di norma comprendiamo la strategia solo a battaglia ormai conclusa.
J.W.Goethe
Secondo il mio modo realistico di intendere la cosa, di una vita non rimane altro che il dettaglio
4 Febbraio 1796, da una lettera di Goethe a Schiller