Milano è il centro italiano dell’economia e degli affari, delle nuove tendenze e della moda.
E’ il fulcro da cui hanno avuto inizio i più influenti eventi della storia d’Italia degli ultimi secoli, dalle Cinque Giornate fino a Mani pulite. Milano è una città che ha tanto da offrire anche dal punto di vista turistico: i suoi palazzi, i musei, i negozi, le caffetterie storiche, ne fanno un luogo affascinante che ti saprà conquistare.

E’ rimasto poco dell’antica città, ma l’importanza di Mediolanum nella penisola era determinante. Fondata nel 590 a.C. da una tribù celtica e conquistata nel 222 a.C. dai Romani, divenne presto un Municipium e uno snodo fondamentale per i contatti con i paesi d’Oltralpe. A Milano nel 313 d.C. fu firmato dall’imperatore Costantino il Grande l’editto che per la prima volta concesse la libertà ufficiale di culto ai Cristiani. In quel periodo l’imperatore, che si era trasferito nella Nuova Roma, cioè a Costantinopoli, fece di Milano la capitale dell’Impero romano d’Occidente. Per la cristianità degli inizi Milano fu un centro importante anche per la presenza di Sant’Eustorgio e di Sant’Ambrogio, alcuni dei primi padri della chiesa, vescovi divenuti appassionati combattenti contro le eresie dilaganti e contro il paganesimo, figure determinanti per la conversione di imperatori e personalità come Sant’Agostino. Eustorgio, probabilmente greco di nascita, per i suoi meriti ricevette dall’imperatore di Costantinopoli i resti ossei dei re Magi, gli appassionati ricercatori della Verità, reliquie che erano state portate a Costantinopoli da Elena, la madre di Costantino e che sono ad oggi venerate nella chiesa di Sant’Eustorgio. Questa basilica, una delle più antiche di Milano insieme a quella di Sant’Ambrogio, presenta una stella sulla sommità del campanile, in ricordo della cometa che guidò i Magi verso la grotta del Salvatore. Aurelio Ambrogio era figlio invece di un prefetto della Gallia e apparteneva alla prestigiosa gens Aurelia. Egli riuscì ad ottenere pubblicamente il pentimento da parte dell’imperatore romano Teodosio I, reo di aver ordinato un massacro nella città di Tessalonica. L’evento è stato riprodotto da artisti e pittori nelle epoche successive. Artista anche lui stesso, Ambrogio è stato il primo ad introdurre la musica nella liturgia con i suggestivi canti ambrosiani da lui ideati.
Quello che per me qui è più interessante è il Canto Ambrosiano, istituito da S.Ambrogio 200 anni prima del Canto Romano ossia quello di S. Gregorio… Al Duomo, o Metropolitana, ci sono due organi e nei giorni di festa si eseguono degli “oratori”. Ci sono due organisti, uno dei quali fu F.Bach, prima che andasse in Inghilterra
da Viaggio musicale in Italia di Charles Burney, 1770

Prima tappa da visitare a Milano è certamente Piazza del Duomo, con la Cattedrale simbolo della città la cui edificazione fu iniziata nel 1386 e terminata solo agli inizi del XX secolo. Il Duomo di Milano è la chiesa più grande della penisola italiana dopo la Basilica di San Pietro nello Stato del Vaticano a Roma.
La chiesa cattedrale di Milano è un’opera prodigiosa; ho notato che questa chiesa è meno grande di quella di San Pietro a Roma d’una sesta parte, ma quanto a lavoro ve n’è infinitamente di più…
da Noveau Voyage di Maximilien Misson, lettera XXXIV, 1688

La storia dell’edificazione del monumento ha dell’incredibile. Costruita sulle rovine delle antiche chiese di Santa Maria Maggiore e Santa Tecla, ha visto prodursi per la sua realizzazione centinaia di progetti e pianificazioni. A partire dal 1386 in avanti si sono susseguiti nella costruzione di questa cattedrale decine di maestri e architetti, in una mescolanza di stili che vanno dal tardo gotico al rinascimentale, dal barocco, al neoclassico e neo gotico. La cattedrale è rimasta incompleta per secoli a causa dei mutamenti di stili e di intenti, e per le ostilità dimostrate dalle maestranze lombarde verso quelle straniere che intendevano dettar regole. La chiesa, voluta dal popolo, doveva infatti rispecchiare uno stile tutto italiano che ricordasse la romanità ma nello stesso tempo fosse al passo con le epoche successive come un magnifico e originale fiore sbocciato sull’antico ceppo della nostra grande tradizione artistica
da Il Duomo di Milano di Agnoldomenico Pica, 1924


Furono i Milanesi a voler riedificare la vecchia e cadente chiesa di Santa Maria Maggiore con una nuova e più imponente costruzione, e il signore della città Gian Galeazzo Visconti approvò con gioia la proposta del popolo annunciandone la notizia al papa Bonifacio IX. La Fabbrica del Duomo era infatti amministrata dai deputati del popolo e ogni decisione veniva presa dopo lunghe dispute fra i cittadini in piena libertà di parola. I primi artisti furono tutti italiani, giunti da Pavia, Venezia, Bologna, Como… poi nelle incertezze si iniziò a ricorrere anche a esperti stranieri che giunsero dai vari paesi d’Oltralpe. Prevalse inizialmente l’idea della forma a triangolo equilatero secondo il sistema tedesco, ma con un particolare tetto a terrazza a coprire le volte sottostanti e italianizzato secondo i canoni della statica romana ideati dal piacentino Gabriele Stornaloco.

Il Duomo sorge dunque italianamente… ed i suoi costruttori si ispirano agli italianissimi duomi di Siena e Orvieto quando lo edificano su una vasta piattaforma che offrirà partito per una gradinata… e continuano la tradizione lombarda non solo nel concetto statico ma anche nella disposizione planimetrica dei pilastri a fascio
da Il Duomo di Milano di Agnoldomenico Pica, 1924

Alla direzione dei lavori si susseguirono una serie di maestri, ognuno spesso in disaccordo con i precedenti. I lavori proseguirono quindi con estrema lentezza. Una volta innalzata l’abside si procedette con le fiancate; la prima facciata del Duomo fu per centinaia di anni una semplice tenda con parti delle vecchie basiliche che venivano smantellate all’interno poco a poco. Nel 1418 il papa Martino V consacrò l’altare maggiore, e nel 1447 era compiuta solo la parte absidale con la sagrestia e i finestroni. Fino alla fine del 1600 la chiesa non ebbe una facciata
I facchini entravano liberamente con fasci di verdure, colle ceste di frutta, coi polli e le anitre schiamazzanti e colle corbe dei pesci per la porta che esisteva dove oggi sorge l’altare di San Giovanni Bono, e attraversavano durante le cerimonie rituali le larghe navate per uscire dall’altra porta che si apriva dov’è oggi l’altare della Vergine
da Intorno alla facciata del Duomo di Milano, considerazioni di Carlo Romussi, 1903


Le porte e le finestre della parte bassa in facciata furono ideate secondo le caratteristiche degli antichi templi romani. Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi, allievo di Michelangelo, curò un primo progetto per la facciata nel 1580. La parte superiore fu interessata da numerosi rifacimenti a seconda del mutare degli stili e degli architetti nel tempo. Nelle pagine dei cronisti delle varie epoche, che descrivono l’arrivo in città di principi e personalità straniere, il duomo, mai completato, viene immaginato e illustrato da scrittori e pittori stranieri sempre in modo differente secondo il progetto all’epoca in vigore
La povera città, che era la meta principale dell’avidità dei conquistatori, accoglieva ora l’uno ora l’altro con le medesime feste: proprio come una vaga schiava le cui grazie tentavano i forti, che essa, spogliata di ogni diritto e volere era costretta a ricevere col sorriso sulle labbra e col dolore mortale nel cuore
da Intorno alla facciata del Duomo di Milano, considerazioni di Carlo Romussi, 1903

Fu necessario Napoleone Bonaparte, che succeduto agli Austriaci con i suoi modi spicci ordinò l’immediato completamento della chiesa, e con questo si rese anche popolare ai Milanesi. Fece chiamare in piena notte un deputato della Fabbrica del Duomo chiedendo informazioni al riguardo e la cifra occorrente per il completamento.
Riferisce il coamministratore signor avvovato Dell’Acqua di essere stato chiamato l’altro ieri da sua maestà l’imperatore e re, il quale ha mostrato la più grande premura perchè sia terminata la fabbrica del Duomo, domandando conto dei redditi e dei mezzi che l’amministrazione può avere
dal Verbale della Fabbrica del Duomo del 22 Maggio 1805

Napoleone amava Milano e qui fu incoronato re d’Italia il 26 Maggio del 1805 con una cerimonia sontuosa all’interno della cattedrale ancora incompleta. Il ricevimento avvenne nel Palazzo Reale, a fianco alla Basilica, dove ancora oggi possiamo ammirare il centrotavola lungo 13 metri che adornò il banchetto per i festeggiamenti.
Apparteneva al conte Francesco Melzi d’Eril, vice presidente della Repubblica Italiana, che l’aveva commissionato al mosaicista Giacomo Raffaelli, il quale possedeva una rinomata bottega a Roma. Il conte l’aveva pagato ben 80.000 lire e fu lieto di prestarlo per l’occasione del ricevimento che venne organizzato da Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone, da lui nominato Vicerè del Regno d’Italia. Il parterre è composto da tempietti, obelischi, colonnine tutte su candido marmo di Carrara e marmi rossi egizi, con Giove centrale all’interno di un tempio di alabastro e intorno numerosi elementi della mitologia greca e egiziana; e poi Bacco, Giunone, Esculapio e altre figure, il tutto racchiuso da colonnette unite da catenelle dorate. Il trionfo del paganesimo, e comunque un capolavoro di fine artigianato.

Con il decreto di Napoleone venne quindi approvato velocemente un progetto che riducesse le spese per la facciata del Duomo al minor costo possibile e in qualche anno consentisse il completamento della chiesa. Solo che i materiali utilizzati, la fretta e la speculazione che seguì, rese necessario dopo qualche decina di anni un nuovo ripristino e rifacimento.
Le condizioni attuali non escludono il pericolo di un crollo parziale, che potrebbe provocare irreparabili catastrofi. Questo ammaloramento si spiega facilmente. Col primo Napoleone non si discuteva. Egli ordinava e bisognava fare a tutti costi e subito, anche trascurando il modo… Non si avevano a sufficienza i marmi buoni della cava di Candoglia e si presero i primi che si trovarono sottomano… non si badò alla finitezza del lavoro e questo risentì della fretta irrazionale
da Intorno alla facciata del Duomo di Milano, considerazioni di Carlo Romussi, 1903
Tornarono così nuovi bandi, progetti e concorsi per la facciata della chiesa e non mancarono le solite polemiche degli amministratori. I concorrenti si orientarono verso il primario stile, che era stato proposto da Carlo Buzi nel ‘600, concludendo con il detto L’andare indietro è in questo caso un progresso. Fu riproposta quindi la facciata in stile gotico, ma senza i campanili laterali
Dopo tanto lavoro e tante ricerche per trovare il meglio, dopo i concorsi mondiali e i giudizi che lasciavano insoddisfatti, siamo ridotti alla condizione di quel cacciatore amante delle avventure, che girò tutto il mondo in cerca di fortuna e che al ritorno la trovò seduta sul gradino della porta di casa sua
da Intorno alla facciata del Duomo di Milano, considerazioni di Carlo Romussi, 1903
E così nel corso del 1800 furono innalzate le numerose guglie e i contrafforti su ispirazione di quelle quattrocentesche. Sulla guglia maggiore, esistente dal 1700, fu posta la statua in rame dorato della Madonnina, che è alta più di 4 metri e pesante una tonnellata. La Madonnina è divenuta da allora il simbolo di Milano, tanto che su numerosi grattacieli ne sono state poste copie. Il tempio è dedicato a Maria nascente, la posizione sulla guglia maggiore indica l’Ascensione.


Nella grande Piazza del Duomo sulla destra rispetto alla cattedrale vediamo l’arco trionfale che introduce nella Galleria Vittorio Emanuele II, luogo imperdibile e salotto di Milano insieme con il Teatro della Scala, che si trova al termine della Galleria.
Il teatro della Scala è il salotto della città… “Ci vediamo alla Scala” si dice per qualunque genere di affare. La prima impressione è di vero e proprio rapimento. Sono tutto esaltato, mentre scrivo queste righe.
da Rome, Naples et Florence di Stendhal, 1817
L’elegante passaggio coperto dedicato a Vittorio Emanuele II venne realizzato dopo l’Unità d’Italia ed è una delle più famose e imitate opere dell’architettura del ferro. La Galleria è sormontata al centro da un’innovativa cupola; i negozi e i locali hanno insegne color oro su fondo nero, tutte uguali da regolamento. Oltre al valore estetico, il luogo fu teatro di movimenti politici e artistici nel corso di tutto il XX secolo.

Tornando al Duomo possiamo continuare la passeggiata prendendo Via Mercanti, la strada a dritto rispetto alla facciata principale della Basilica. Subito sulla sinistra visitiamo Piazza Mercanti, quello che rimane della Milano medievale.
Qui potremo osservare diversi edifici di epoca comunale come il Palazzo della Ragione o Broletto nuovo, la Loggia degli Osii, con il balconcino dal quale venivano proclamati gli editti, e la casa dei Panigarola, importante famiglia di notai che erano incaricati di registrare i decreti e gli atti emanati in città.

Procedendo avanti giungeremo in Piazza Cordusio, dove fino a qualche decennio fa si trovava il centro finanziario della città.
Fra gli edifici si distingue la facciata in stile umbertino di Palazzo Broggi, che ha ospitato negli anni la Borsa di Milano e le Antiche Poste; oggi è sede di una catena di multinazionali e caffetterie.

La città di Milano, come una piccola New York, è stata meta negli anni di un costante afflusso migratorio di lavoratori. Consacrata come principale polo industriale a partire dalle Esposizioni del 1881 e 1906, vide il nascere di una nuova borghesia rampante legata al mondo dell’industria e dell’imprenditoria.
I palazzi della città rispecchiano questo periodo storico, che segnò il passaggio dallo stile neoclassico di marmi e colonne, al Liberty o Art Nouveau di calcestruzzo e ferro battuto. La nuova borghesia voleva sottolineare in questo modo il distacco dalla classe nobiliare e l’apertura verso forme architettoniche più personalizzate e di design.
Ed ecco che i palazzi dei ceti emergenti si arricchirono di elementi decorativi in ferro, sculture in cemento e fregi in maiolica, e poi seguirono i dettami dell’opulenta Art Déco e del Razionalismo. Ne è un esempio la monumentale Stazione Centrale, un perfetto miscuglio fra gli stili.




Continuando avanti da Piazza Cordusio percorreremo la bella Via Dante fino ad arrivare al Castello Sforzesco (metro rossa fermata Cairoli).

Il Castello, nato nel 1368 per volere dei Visconti, fu ampliato dagli Sforza e divenne sede della loro corte fino a Ludovico il Moro.
All’interno si trovano i Musei Civici e subito a fianco c’è il Parco Sempione, antica riserva di caccia della famiglia. Notevolmente ridotto per esigenze di urbanizzazione, il giardino fu ridisegnato nel 1800 secondo gli ideali romantici del parco all’inglese.


Sulla sinistra del Castello si estende il quartiere Brera, dal temine dialettale braida, anticamente “terreno tenuto a prato“. E’ la zona degli artisti ed ha come centro il Palazzo Brera, sede dell’Accademia di Belle Arti, dove all’interno possiamo visitare la Pinacoteca e l’Orto Botanico.

Le strade del quartiere Brera hanno conservato in parte l’aspetto della Milano antica. Molto carina è via dei Fiori Chiari, con i tavolini all’aperto e le piante rampicanti alle pareti dei palazzi.
Poco distante c’è Villa Reale Belgiojoso Bonaparte, che fu donata dalla Repubblica Italiana a Napoleone Bonaparte, il quale ci abitò saltuariamente insieme con la moglie Giuseppina de Beauharnais. Divenne invece residenza stabile del figlio di lei, Eugenio de Beauharnais. Nei saloni in stile neoclassico sono esposti dipinti e sculture dal neoclassicismo e romanticismo fino al Novecento.


Milano è una città romantica per chi sa coglierne l’essenza, il cuore eclettico e vibrante. I tram coi fili, la nebbia, la pioggerella, fanno parte del suo fascino.
Per un aperitivo o una cena di atmosfera non dimentichiamo di andare ai Navigli, una zona caratteristica piena di locali e trattorie. Recentemente ristrutturata, la zona dei Navigli è oggi una delle più amate della città (metro verde fermata Porta Genova).

Il 5 partimmo da Parma e alla sera arrivammo a Milano, dove trovammo la nostra conoscente, la marchesa Pallavicini, che si è così affezionata a mia moglie che non la lascia mai un’ora sola. Essa ci ha accolti come un fratello e una sorella ed essendo qui una delle dame più in vista, ci conduce dappertutto.
Dall’Epistolario di Denis Ivanovič Fonvizin, 1785

Siamo saliti sul campanile da dove non solo si può guardare tutta Milano, ma si scorgono quattro o cinque altre città nella pianura della Lombardia… Di fronte a questa chiesa c’è una piazza piuttosto grande nella quale ho notato che a sera si radunava una trentina di carrozze che di tanto in tanto cambiavano di posto, fermandosi qua e là, affinchè quelli che erano dentro potessero vedere i passanti…
Benchè la città di Milano sia stata spesso devastata, e persino interamente distrutta dai più terribili flagelli della peste e della guerra, essa se ne è così ben ristabilita che oggi può essere considerata tra le più belle e migliori città d’Europa
Noveau Voyage di Maximilien Misson, 1688