Mitica meta di arrivo delle tappe dell’Orient- Express, Istanbul ha da sempre attratto i viaggiatori con il suo fascino esotico e particolare. L’arte bizantina, i fasti dell’Impero Ottomano e i trascorsi da capitale del primo periodo cristiano, contribuiscono alla sua fama storica.
Istanbul è l’unica città al mondo che si estende su due continenti, Europa e Asia. Li separa il Bosforo, uno stretto che collega Mar Nero con Mar di Marmara. E’ una città vivace e suggestiva, come la voce del muezzin che risuona nella notte dagli altoparlanti dei minareti.
Inizialmente si chiamava Bisanzio ed era una poleis greca autonoma che nel 170 a.C. cadde nelle mani dei Romani diventandone una provincia dell’Impero.
Nel 325 d.C. l’imperatore Costantino I, detto Il Grande, volle farne una grande capitale, che prese appunto il suo nome, Costantinopoli. Molte famiglie romane si trasferirono qui attratte dalla Nuova Roma, il sogno di Costantino che prendeva forma. Costantinopoli doveva essere la porta e l’unione fra il mondo orientale e quello occidentale, la capitale dell’impero di una nuova epoca. E lui, il figlio dell’Imperatore Costanzo Cloro e della greca e probabilmente concubina, Elena, sarebbe stato come un nuovo Mosè, il protettore di una religione nascente che avrebbe riunito tutti.
Costantino si avvicinò sempre più alla religione cristiana distanziandosi dal Senato romano che esaltava il paganesimo, i sacrifici e i culti orientali. Motivato inizialmente da ragioni politiche, già nel 313, per garantire la pace, in accordo con Licinio, imperatore della parte orientale che poi diventerà suo avversario, concesse con l’Editto di Milano una prima indiscussa libertà religiosa all’interno dei territori soggetti ai Romani.
Costantino stesso e con lui Licinio, la cui mente non era stata ancora sconvolta dalla follia in cui cadde poi, con un’unica volontà ed intenzione formularono una legge perfettissima in tutte le sue parti
da Storia Ecclesiastica di Eusebio da Cesarea, 325 d.C.
Noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto giungemmo sotto felice auspicio a Milano ed esaminammo tutto quanto riguardava il profitto e l’interesse pubblico… in primo luogo soprattutto abbiamo stabilito di emanare editti con i quali fosse assicurato il rispetto e la venerazione della Divinità: abbiamo cioè deciso di dare ai Cristiani e a tutti gli altri, libera scelta di seguire il culto che volessero… E’ opportuno che ciò che è stato da noi scritto sia esposto ovunque e giunga a conoscenza di tutti, in modo che la legge dovuta a questa nostra generosità non possa sfuggire a nessuno
da una costituzione imperiale di Licinio, Nicomedia, 13 giugno 313
A Costantinopoli Costantino fece costruire la chiesa dei Santi Apostoli, non più esistente, dove aveva radunato alcune reliquie e dove volle essere sepolto dopo aver ricevuto il battesimo, che come dicono le fonti, avrebbe voluto avere nel Giordano, come Gesù.
Secondo Eusebio, vescovo di Cesarea, consigliere e biografo di Costantino, anche il padre, l’imperatore Costanzo, era segretamente devoto a Cristo e il non aver applicato nei propri domini la persecuzione ai Cristiani ne costituisce la prova. Nominato Cesare a Milano nel 293, Costanzo, il padre di Costantino, divenne Augusto nel 305 d.C.
Costantino fu imperatore discendente da imperatore, uomo pio discendente da uomo piissimo e assennatissimo in tutto
da Storia Ecclesiastica di Eusebio da Cesarea, 325 d.C.
Costantino riuscì in seguito a riunire l’impero e manifestò apertamente il suo essere cristiano, col rischio di risultare impopolare, dato che i Cristiani erano una minoranza e piuttosto malvisti per via delle eresie dilaganti e delle false interpretazioni che circolavano. La madre di Costantino, Elena è stata santificata dalla chiesa. Era una fervente devota e all’età di più di ottant’anni si recò in Terrasanta per ricercare reliquie e costruire chiese, fra cui quella del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Costantino I è riconosciuto santo dalla chiesa ortodossa, ma a causa di alcuni fatti attribuitegli relativi alla sua vita personale, la santificazione per la chiesa cattolica non è avvenuta.
Settimio Severo fu l’imperatore romano che ancora prima di Costantino, a partire dal 203 d.C. aveva iniziato ad ingrandire la piccola Bisanzio costruendo palazzi, bagni, portici e un ippodromo, lo spazio per le corse su esempio del Circo Massimo a Roma. L’ippodromo, che si trovava nel luogo dell’attuale piazza Sultanahmet, fungeva da stadio e vi si riunivano i politici. L’arena aveva una lunghezza di 400 metri, con la spina centrale adorna di monumenti fra i quali c’erano i quattro cavalli che durante le crociate furono portati a Venezia e posti sopra la terrazza della basilica di San Marco.
Oggi lo spazio è rimasto aperto e nel luogo dell’ex-spina si possono osservare ancora l’obelisco egiziano di Tutmosis III, quello di Costantino Porfirogenito, che inizialmente era ricoperto di lastre di bronzo dorato, e la base della Colonna Serpentina, monumento risalente all’epoca dell’antica Bisanzio. A differenza di molte città fondate dai Romani, a Costantinopoli non c’è un anfiteatro come il Colosseo a Roma, perchè l’imperatore ne vietò la costruzione giudicando gli spettacoli disumani e cruenti.
Molti Romani, probabilmente simpatizzanti per il Cristianesimo, si trasferirono nella Nuova Roma. La città si trovava in una posizione strategica ed era disposta su sette colline come la capitale d’Occidente. Costantino edificò la prima basilica nel luogo dove si trova adesso Santa Sofia, ultimò l’Ippodromo e, come sul Palatino a Roma, iniziò la costruzione di un palazzo imperiale (oggi Palazzo Topkapi) sulla collina su cui sorgeva l’Acropoli di Bisanzio. L’11 Maggio 330 d.C. la città fu inaugurata con una solenne cerimonia. Da quel momento Costantinopoli divenne la residenza preferita dell’imperatore.
I successivi imperatori continuarono l’impresa iniziata da Costantino I: Teodosio II costruì le possenti mura cittadine, Valente, l’acquedotto, Giustiniano ampliò e restaurò la basilica di Santa Sofia, che era stata distrutta da un incendio. La nuova inaugurazione avvenne il 27 Dicembre 537. L’imperatore Giustiniano fu accolto davanti alla porta dal patriarca Menas e conformemente al rito, entrarono in chiesa tenendosi per mano. Giustiniano visibilmente emozionato si dice abbia esclamato: O Salomone, ti ho superato!
La Basilica di Santa Sofia, oggi Moschea, ha subìto nei secoli alcuni danni dovuti a terremoti e saccheggi, compreso quelli operati dagli stessi crociati. Nel 1204, quando i soldati della quarta crociata entrarono a Costantinopoli, rimasero abbagliati dalla ricchezza della città e depredarono le chiese e gli edifici pubblici dei loro inestimabili tesori che erano stati creati dagli abili artigiani bizantini. Molti di questi tesori sono finiti nelle chiese d’occidente.
Con l’approvazione dei Veneziani, Baldovino, conte di Fiandra, fu nominato dai crociati primo imperatore latino di Romània, il nome con cui gli occidentali chiamavano l’impero di Bisanzio. Baldovino venne incoronato in Santa Sofia con una complessa cerimonia che comprendeva riti latini e ortodossi. Già nella primavera del 1261, i Greci riuscirono però a riconquistare la città e a impossessarsi di nuovo di tutti i territori.
Nel 1453 Costantinopoli, ormai in decadenza, dopo i lunghi secoli medievali in cui era rimasta come unico baluardo dell’Impero Romano d’Oriente, verrà facilmente conquistata dal sultano Maometto II detto Il Conquistatore, che ne fece la sede dell’Impero Ottomano.
Giunto all’ingresso di Santa Sofia, Maometto scese da cavallo, raccolse una manciata di terra e se la versò sulla testa in segno di umiltà e sottomissione. Santa Sofia fu l’unica chiesa cristiana ad essere trasformata in moschea e costituì il modello per la costruzione delle moschee nei secoli successivi.
Le altre chiese di Costantinopoli vennero saccheggiate dei loro tesori, ma quelle che si sottomisero continuarono ad essere usate per il culto cristiano. Maometto, che si considerava erede degli imperatori e quindi responsabile del benessere dei sudditi e della chiesa ortodossa, provvide alla nomina di un nuovo patriarca. La scelta ricadde su Gennadio II, al quale nei primi mesi del 1454 furono conferite le insegne della nuova carica, compresa una splendente croce pettorale donatagli dal sultano in persona. La cerimonia si tenne nella chiesa dei Santi Apostoli, che Maometto il Conquistatore aveva stabilito svolgesse il ruolo di chiesa patriarcale al posto di Santa Sofia. Il rapporto tra i due capi religiosi divenne un’amicizia, nel rispetto delle reciproche confessioni religiose. Sii patriarca con fortuna, e sia prova della nostra amicizia, il conservare tutti i privilegi di cui avevano goduto tutti i patriarchi prima di te, disse Maometto a Gennadio. Con il passare del tempo le basiliche di Costantinopoli vennero trasformate in moschee e la vecchia chiesa dei Santi Apostoli fu demolita quando il patriarca preferì trasferirsi da quel quartiere prevalentemente turco al più europeo Corno d’Oro. Al suo posto fu edificata la moschea di Fatih, costruita con elementi islamici su modello di Santa Sofia dall’architetto Sinan, contemporaneo di Michelangelo e come lui genio artistico e intellettuale dell’epoca.
Maometto II arricchì la città con i fasti dell’arte orientale. Si aggiunsero minareti, opere dell’arte islamica, decorazioni e scritte tratte dal Corano. Non vennero distrutti i preziosi mosaici delle chiese, che in molti casi erano già stati imbiancati per via dell’iconoclastia dei secoli dall’VIII al IX d.C. Ancora oggi sopra la porta d’ingresso di Santa Sofia (Ayasofya) c’è il Cristo Benedicente con Maria, l’arcangelo Gabriele e l’imperatore Leone VI inginocchiato. La religione islamica riconosce la figura di Gesù come un grande profeta al pari di Maometto e lo venera insieme alla Madre e all’arcangelo Gabriele, che fu ispiratore di Maometto.
Il centro storico di Istanbul è compreso nella zona detta di Sultanahmet, con al centro la grande piazza dell’ex ippodromo, dove raggiungibili a pochi metri di distanza troviamo Santa Sofia, Palazzo Topkapi (la grandiosa residenza di Maometto II) e la Moschea Blu o di Sultanahamet, costruita nel 1609 per volere del sultano Ahmet I. La Moschea Blu insieme con la nuovissima ed enorme moschea sulla Çamlıca Hill nella parte asiatica della città, sono dotate del massimo di 6 minareti, inferiori solo alla moschea della Ka’ aba alla Mecca, unica nel mondo islamico ad averne 7.
La Grand Çamlıca Mosque è stata inaugurata il 3 Maggio 2019 dal presidente Erdogan ed è la moschea più grande della Turchia: può ospitare fino a 60.000 fedeli. Dalla collina si domina il panorama su Istanbul, immensa metropoli divisa dal Bosforo, lo stretto che collega Mar di Marmara e Mar Nero, e che insieme ai Dardanelli, stretto fra Mar di Marmara e Mediterraneo, segna il confine fra Europa e Asia.
La zona sul mare confinante con il centro storico di Istanbul è quella detta del Corno d’Oro, una specie di fiordo naturale che è sempre stato luogo di scambi commerciali e mercati. Dall’alto della collina Pierre Loti, dallo pseudonimo dello scrittore francese Julien Viaud che era solito frequentare il luogo, se ne può avere una bella visuale. Lassù si trovano alcune bancarelle, un caffè e un ristorante panoramico molto conosciuti dai locali. Il posto, raggiungibile anche con la funicolare da Eyup, è molto particolare: è infatti circondato da un cimitero monumentale che si estende nel bosco e per tutta la collina.
Nel centro di Istanbul, a Sultanahmet, vicino al Ponte di Galata, si trova la moschea Yeni Cami, conosciuta come Moschea Nuova o delle Madri dei Sultani, edificata a partire dal 1597.
Subito a fianco c’è l’ingresso al mercato egiziano o delle spezie, e poco più in alto inizia il dedalo di stradine che conduce al Grand Bazar, il mercato storico di Istanbul istituito nel 1461 da Maometto II per mettere ordine alle attività dei commercianti. Il quartiere è composto da un’area coperta e da un’infinità di stradine piene di botteghe e negozi caratteristici. La visita dei vicoli è molto piacevole.
I negozi, inizialmente tutti in legno, furono ricostruiti in muratura dal sultano Solimano detto il Magnifico, durante il regno del quale l’Impero Ottomano vide la massima espansione.
Al di là del ponte di Galata c’è la parte che nel medioevo era controllata da Genovesi e Veneziani, i quali, spesso in contrasto fra loro, intrattenevano frequenti scambi commerciali con l’Impero Bizantino. Galata era una specie di scalo di cui si servivano tutti i popoli marinari che avevano relazioni commerciali con Bisanzio. La torre omonima fu costruita dai Genovesi, i quali nel 1341 cominciarono a circondarla da mura.
Il quartiere soprastante, Beyogluv, è conosciuto anche con il nome di Pera, ed era molto frequentato dagli Europei dei secoli scorsi, che lo definirono la Parigi dell’Est.
Lord Byron, il famoso poeta inglese che visse ad Istanbul per alcuni mesi, racconta nelle lettere di suoi aneddoti e bravate, come quella dell’ attraversamento dello stretto dei Dardanelli a nuoto, rifacendosi al mito di Ero e Leandro. Parla poi del dispiacimento nel non poter godere della vista delle donne turche, sempre così nascoste, dice.
Il 3 di Maggio ho nuotato da Sesto a Abido, ma non c’era nessuna Ero a ricevermi all’arrivo… Sono stato in tutte le principali moschee e sul Bosforo fino al Mar Nero… conosco più di qua che di Londra…
da una lettera di Lord Byron alla madre Caterina da Costantinopoli, 28 Giugno 1810
Nel 1839 il giovane sultano Abdul Megid proclamò un editto volto ad eliminare differenze di razza, culto e nazionalità, fatto che favorì l’occidentalizzazione di Istanbul, soprattutto nei confronti dell’architettura.
Le potenze straniere, con spirito competitivo, innalzarono imponenti palazzi, alberghi e nuove sedi di ambasciata. La bella strada pedonale İstiklal Caddesi, nel quartiere Pera, è piena di negozi, gallerie d’arte, caffè e ristoranti edificati in quell’epoca. Gli eleganti palazzi in stile Tardo Ottomano, Art Nouveau e Neoclassico si susseguono fino alla grande Piazza Taksim.
La İstiklal Caddesi è raggiungibile anche da una piccola funicolare fatta costruire nel 1875 appositamente per rendere più agevole il percorso in salita dal ponte. A metà della strada si trova la chiesa di Sant’Antonio da Padova, il più grande luogo cattolico di Istanbul, e poco distante c’è il passaggio coperto detto Cicek Pasaji, una galleria dove si trovano molti locali in stile Liberty.
Molti fra gli architetti europei impegnati nei lavori nella zona di Pera furono spesso assunti al servizio del governo ottomano. In particolare i due fratelli Gaspare e Giuseppe Fossati ottennero dal sultano Megid importanti incarichi come il restauro totale di Santa Sofia.
Furono raddrizzate le colonne, riparato il tetto di piombo e rafforzate le cupole. I rivestimenti interni vennero lucidati, i mosaici esistenti furono scoperti e riportati all’antico splendore, ma il sultano, per paura che venissero danneggiati, li fece coprire in attesa di tempi più propizi alla loro scopertura. I fratelli Fossati sostituirono poi la vecchia edicola del sultano con una nuova in stile bizantino e appesero al soffitto enormi dischi riportanti scritte dal Corano. La restaurata Santa Sofia fu inaugurata sontuosamente il 13 luglio 1849 quando il sultano Abdul Megid arrivò all’ingresso del tempio cavalcando un cavallo bianco dai finimenti dorati e tempestati di perle. La madre, il gran visir, i dignitari di corte e i due Fossati lo aspettavano nell’edificio, che fu riconsacrato dallo sceicco dell’Islam e dall’alto clero.
A partire dal 1800 il richiamo dell’esotica Costantinopoli attrasse molti letterati e artisti europei, che visitarono la capitale lasciando testimonianze e lettere sulle loro impressioni
Al primo passo provai un singolare miraggio… mi sembrava di essere a Venezia entrando nella navata di San Marco. Soltanto le linee erano smisuratamente più grandi e tutto aveva dimensioni colossali. San Marco è Santa Sofia in miniatura, una riduzione in scala di un pollice per un piede della basilica di Giustiniano. D’altra parte ciò non sorprende: Venezia, che uno stretto mare separa dalla Grecia, visse sempre in familiarità con l’Oriente e i suoi architetti si sono sforzati di riprodurre il tipo di chiesa che, senza dubbio, era ritenuto il più bello e ricco della cristianità
Theophile Gautier, Costantinopoli, 1853
Neppure i Turchi avevano abbandonato completamente Cristo. Non apportarono nessun cambiamento. Nell’interno della parte più bassa di un enorme pilastro c’è un’immagine scolpita di Cristo, ed è incassata nella pietra e nel metallo. Ma è stato lasciato un piccolo foro. Si può mettere il dito in questo foro e toccare l’occhio dell’immagine nascosta, nella speranza di conseguenti benefici
Arnold Bennett, Mediterranean Scenes, 1928
Per molti storici la data del 29 Maggio 1453, cioè la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II, viene fatta coincidere con la fine del medioevo, a parità dell’altra, il 1492, quando con la scoperta dell’America e le nuove rotte marittime, iniziò il lento declino delle Repubbliche Marinare.
Lady Mary Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, nelle sue lettere da Istanbul loda la bellezza del luogo e racconta usi, storia e tradizioni dei Turchi manifestando il suo pensiero personale riguardo a fatti ed eventi storici.
I Genovesi una volta erano padroni di molte isole dell’arcipelago e anche di quella parte di Costantinopoli chiamata Galata. Per aver tradito la causa cristiana, facilitando la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi, si meritano ciò che è capitato loro in seguito, e cioè la perdita di tutte le conquiste in quelle regioni a favore degli infedeli
da una lettera di Mary Montagu a Lady Mar, 28 Agosto 1718
Stesso pensiero aveva espresso più di due secoli prima il papa Pio II di Pienza riguardo il comportamento tenuto dai Veneziani durante l’assedio dei Turchi.
Quando Maometto occupò Costantinopoli, i Veneziani avevano stretto un patto con loro… I Cristiani in fuga dai Turchi non dovevano trovare rifugio nelle basi fortificate veneziane; i Turchi che fuggivano davanti alle armi cristiane dovevano poter entrare liberamente nei territori e nelle fortificazioni dei Veneziani… mostrando così più timore per i Turchi che non amore per la religione cristiana
da I Commentarii diario di Papa Pio II, 1462
L’energico papa Pio II Piccolomini fu eletto pontefice cinque anni dopo la presa di Costantinopoli. Quest’uomo dai trascorsi piuttosto turbolenti, divenne, dopo l’elezione al soglio pontificio, pienamente preso dal suo ruolo e fervente sostenitore della causa cristiana. Egli non si rassegnava alla perdita di una così importante città per la cristianità e si sentì in dovere di riunire in un congresso a Mantova, i potenti dell’epoca per intraprendere un’azione al fine di scacciare gli Ottomani e fermarne l’invasione, che sembrava inarrestabile. L’evento non ebbe il successo sperato e come ci illustra direttamente il papa nel suo diario personale, l’anziano uomo si sentì offeso dal comportamento tenuto dai principi e dai cardinali, i quali non appoggiarono il proponimento del pontefice considerandolo insensato e fuori di sè. Inaspettatamente due anni dopo, papa Pio decise di affrontare il Sultano direttamente con un atto di pace scrivendogli una lettera, un documento storico di indubbio interesse. Per papa Piccolomini, Maometto II poteva essere il nuovo Costantino.
Pio II nella sua lettera fa notare la poca differenza fra le religioni e con il suo fare spontaneo, come era solito nelle cose che lo appassionavano, gli parla con slancio e affetto invitandolo a farsi battezzare con un po’ d’acqua e a credere in Gesù e nel Nuovo Testamento. Si è sparso molto sangue, distrutte molte città… Nobile principe che non sei senza ragione nè di ingegno ottuso, non voler essere incredulo. Lascia le tenebre e segui la luce… Tutti gli oppressi si rivolgeranno a te come loro protettore… Una cosa da niente può trasformarti nel più grande, il più potente, il più illustre di tutti gli uomini che ora sono in vita… La Santa Sede avrà nei tuoi confronti lo stesso affetto che nutre per gli altri re, anzi tanto maggiore…
da Epistola ad Mahometto II di Papa Pio II, 1461
La lettera ebbe una grande diffusione fra i potenti dell’epoca, ma fu ampiamente criticata per il tono eccessivamente sottomesso del papa, che probabilmente aveva più in simpatia il Sultano di molti altri del suo ambiente. Egli indubbiamente aveva visto in lui una nuova prospettiva per la Cristianità che avrebbe potuto portare alla pace, all’unificazione fra Oriente e Occidente e al consolidamento della figura del pontefice romano come vicario di Cristo. Essendo però mancata una risposta da parte di Maometto (che non è certo abbia ricevuto la lettera) ed essendo il papa istintivo e focoso di carattere, decise allora di recarsi di persona a Costantinopoli alla testa di una nuova crociata che avrebbe dovuto partire dal porto di Ancona. Una volta giunto ad Ancona, nel Giugno 1464, si accorse però che pochi nobili avevano accettato la sua proposta e, poco dopo, ad Agosto dello stesso anno, si ammalò e morì.
Maometto II e successivamente, il sultano Solimano, contribuirono molto alla gloria e all’espansione dell’Impero Ottomano, che vide soprattutto sotto il regno di Solimano, che fu detto il Magnifico, un periodo fiorente per arte, architettura e letteratura. Come aveva fatto Lorenzo il Magnifico a Firenze, Solimano fu noto per il mecenatismo, per l’attenzione verso i bisogni del popolo e la protezione di artisti e poeti che vennero ospitati nelle scuole interne al Palazzo Topkapi. Lui stesso fu un poeta. Contravvenendo alle regole, Solimano sposò ufficialmente una sua concubina, una schiava di origine ucraina, Hürrem Sultan, nota in Europa come Roxelana per i fluenti capelli rossi, la quale ebbe grande influenza su di lui e fu la madre del suo successore Selim II.
Roxelana, poco amata dal popolo perchè ritenuta in malafede, si adoperò affinchè Solimano abolisse il mercato di schiavi.
Mia rosa, l’unica che non mi angoscia in questo mondo… Mia donna dai bei capelli… canterò sempre le tue lodi, io amante dal cuore tormentato, sono felice.
da una lettera del sultano Solimano a Roxelana
Nella visita alla bella città di Istanbul non dobbiamo dimenticare di fare una crociera sul Bosforo. Ne troverete molte da effettuare nei diversi momenti della giornata, sono pubblicizzate da tutti gli hotel della città. Si potranno osservare le antiche fortezze e potrete ammirare le sontuose costruzioni realizzate nel XIX secolo adibite a residenze estive o palazzi di rappresentanza dove ospitare le personalità in visita.
Il Palazzo di Dolmabahçe, la cui facciata si estende per 600 metri lungo il mare, fu fatto costruire dal sultano Abdülmecid I a partire dal 1843. Questa sontuosa dimora dagli interni lussuosi arredati in stile ottomano, barocco e rococò europeo, sostituì Palazzo Topkapi come residenza principale del sovrano che si stabilì qui con la regina madre e il numeroso harem di donne. E’ noto infatti che l’uomo ebbe più di quaranta figli dalle mogli.
Nel Palazzo di Dolmabahçe è stata inaugurata la Prima Assemblea dei Deputati e Atatürk, primo presidente della Repubblica Turca dal 1923, vi ha riunito il Congresso Storico.
Altro bel palazzo sulla sponda asiatica del Bosforo è il Palazzo di Beylerbeyi, fatto costruire dal sultano Abdulaziz nel 1865 per utilizzarlo come più piccola residenza estiva e per ospitare le personalità in visita.
Palazzo Beylerbeyi è celebre per i grandi lampadari di cristallo di Baccarat, per gli splendidi tappeti e la fontana che occupa il salone principale di rappresentanza. E’ stato frequentato da reali e capi di stato. Ha ospitato l’imperatrice francese Eugenia, moglie di Napoleone III, Francesco Giuseppe d’Austria, lo Scià di Persia Nasirredin e il re Edoardo VIII d’Inghilterra.
Oggi il palazzo è sovrastato dal primo Ponte sul Bosforo inaugurato nel 1973. Sia il Palazzo di Beylerbeyi che quello di Dolmabahçe sono visitabili.
Navigando sulla sponda asiatica del Bosforo si possono osservare le case tipiche in riva al mare, gli yali, edificate dal XVIII secolo tendenzialmente in legno, e magari possiamo anche fare scalo per visitare i sobborghi di questa immensa città. Altre belle escursioni da fare con il traghetto si possono effettuare alle Isole dei Principi, un piccolo arcipelago a circa 20 km a sud di Istanbul nel Mar di Marmara. Durante l’impero romano d’oriente vi venivano esiliati i nobili non desiderati a corte. Venivano ospitati nei numerosi monasteri, le isole sono note infatti anche con il nome di Isole dei Sacerdoti. Oggi sono piacevoli luoghi di villeggiatura per turisti e abitanti di Istanbul.
Coloro ai quali abbiamo dato la Scrittura, lo riconoscono come riconoscono i loro figli. Ma una parte di loro nasconde la verità pur conoscendola. La verità appartiene al tuo Signore. Non essere tra i dubbiosi.
Versetti dal Corano: Sura II, Al Baqarah 146 – 147
La verità vi farà liberi.
dal Vangelo di Giovanni 8, 30 – 36